Dibattito pubblico sull’attacco al diritto del lavoro

giu 25th, 2010 | Di | Categoria: Primo Piano

Giovedì 24 Giugno, nei locali dell’associazione sindacale Failev, gentilmente messi a disposizione, la rivista “Comunismo e Comunità”, ha organizzato un dibattito pubblico (il secondo dopo quello sulle lotte dei contadini e dei tribali in India nell’epoca del neoliberismo) sul tema ” Ristrutturazione del mercato del lavoro – Attacco al diritto del lavoro – Le nuove forme dello sfruttamento – Che fare?”.

Si tratta di un tema di una profonda attualità tanto più in questi giorni in cui si sta decidendo definitivamente il destino dello stabilimento Fiat di Pomigliano, portando a termine un vasto attacco estremamente violento ai diritti dei lavoratori. Attacco naturalmente che non riguarda solo Pomigliano, ma che ha un significato di proporzioni nazionali, dal momento che mette in sostanziale discussione la funzione del contratto collettivo nazionale.

L’attacco al lavoro, d’altra parte, prosegue incessantemente sotto la spinta di accordi sindacali, norme, leggi e controriforme finalizzate a privare i lavoratori di quelle garanzie giuridico-sociali che permeavano il rapporto di lavoro nell’epoca delle politiche keynesiane e del compromesso tra profitto capitalistico ed esigenze sociali. Tale compromesso è ormai venuto meno da due decenni a suon di precarizzazione del lavoro (legge Treu e Biagi in primis), distruzione dei cardini dello Stato sociale, privatizzazione di interi settori di economia pubblica (che permettevano a loro volta il finanziamento dello Stato sociale), fino agli ultimi recenti accordi del Gennaio 2010, in cui si ribadisce nella sostanza il declassamento del contratto collettivo nazionale a fattore di secondo piano nella contrattazione.

Giovanni De Francesco, avvocato del lavoro e relatore della conferenza, proprio prendendo spunto dai fatti di Pomigliano ha esposto in maniera chiara e diretta i principali elementi della ristrutturazione del mercato del lavoro, dall’attacco alla stabilità del posto, al calpestamento della retribuzione minima, dalle pause non pagate, ai ritmi sempre più soverchianti, fino al tentativo di imporre un modello di contrattazione lavorativa di stampo anglosassone, del tutto liberalizzato e flessibilizzato al fine di permettere uno sfruttamento totalmente deregolato della forza lavoro secondo le esigenze padronali. Tutti temi che Giovanni ha efficacemente trattato nel suo libricino “Lavoro: Che fare? Brevi note sulla ristrutturazione del mercato del lavoro in Italia e sulla riforma del diritto del lavoro“, distribuito gratuitamente proprio in queste settimane.

Il dibattito ha anche toccato temi tangenti la riforma del diritto del lavoro, richiamati nell’intervento introduttivo e poi discussi alla fine della conferenza. Da un lato gli aspetti riguardanti la cornice istituzionale entro cui è stato possibile ed è possibile oggi l’attacco al diritto del lavoro: trattati internazionali di liberalizzazioni del commercio, liberalizzazione dei movimenti dei capitali, trattati europei con limitazione della sovranità nazionale e svuotamento del ruolo di mediazione sociale degli Stati impossibilitati a implementare politiche monetarie e fiscali sovrane e la conseguente difficoltà a individuare un ambito antagonista o istituzionale di riferimento delle lotte.

Da un altro lato si è analizzata la questione ideologica, ovvero quel processo di trasformazione quasi antropologica che ha investito le società europee sull’onda propagandistica di alcuni miti fondamentali come il carattere intrinsecamente regolatore del mercato e la flessibilità. Senza comprendere l’importanza della questione ideologica, che è parallela ai cambiamenti strutturali delle modalità lavorative (sempre più individualizzanti e meno collettive), è difficile comprendere la passività inquietante dei lavoratori e dei cittadini di fronte allo scempio sociale orchestrato nell’ultimo ventennio da governi di diverso colore politico ma mossi da identiche finalità di fondo.

Il dibattito, prima di lasciare spazio ad un momento finale di convivialità, si è concluso con vari interventi che hanno stimolato scambi di proposte e di idee. In particolare la domanda che ha maggiormente raccolto l’attenzione è stata proprio il “che fare” dell’esordio del titolo della conferenza. Come dare alle lotte dei lavoratori uno sbocco politico? Come incanalare forze diverse oggi così disgregate e sfilacciate? Come risvegliare l’interesse per i temi sociali e politici all’ordine del giorno in un clima di crisi che sta mettendo in discussione gli stessi cardini della convivenza civile?

Tutte domande assai difficili cui è arduo rispondere.

Sicuramente unificare l’analisi politica, economica e culturale della realtà sociale con la lotta quotidiana è il primo passo affinché  le lotte da una parte e gli sforzi teorici e di lettura della realtà dall’altra non restino mondi paralleli destinati entrambi a dissolversi nell’impotenza. Speriamo che il dibattito di Giovedì abbia dato anche solo in parte un contributo in questo senso.

Abbiamo peraltro in programma da qui ai prossimi mesi l’organizzazione di un ciclo di conferenze  finalizzate a fare luce su quei temi di carattere politico e sociale che ci sembrano di maggior rilevanza in questa fase storica e politica. Ci auguriamo la più ampia partecipazione nella speranza di suscitare dibattiti utili ad intraprendere un percorso politico condiviso, certi dell’importanza del momento di condivisione politica e (perché no) di umana convivialità.

La Redazione

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