Dal mandarino meraviglioso al progressista miracoloso!

giu 28th, 2010 | Di | Categoria: Politica Internazionale

di Pietro Garante

(Musiche di Béla Bartók)

Questo post mi è stato suggerito dopo un’agitata discussione con persone a me molto vicine.

So che è dura per la sinistra politicamente corretta ingoiare vignette come quelle che allego qui, che girano su blog di sinistra statunitensi.

Avendo inventato con Obama la categoria di “santo preventivo”, che ha surclassato persino quella di “santo subito” usata per papa Wojtyła, ovvero avendo deciso di adorare preventivamente San Obama prima ancora di vedere di quali miracoli sarebbe stato capace, la sinistra politicamente corretta ha un’unica soluzione per non perdersi nel vuoto assoluto: andare avanti ad oltranza con fiducia e speranza, e quindi credere a tutti i costi agli “storici” cambiamenti compiuti dal fotogenico presidente mulatto (afroamericano solo secondo una definizione formale molto ampia, dato che non è discendente degli schiavi e quindi non ha nessuna affinità culturale né sociale con le persone che usualmente, in senso “hard”, vengono intese con quel termine).

Cambiamenti “storici” solo per la grancassa mediatica di mr. President, rilanciata in Italia dagli inguaribili mass-media filoamericani, di destra e di sinistra.

Ad esempio per diverse voci critiche statunitensi, la famosa “riforma sanitaria”, la cosiddetta Obamacare, è stato un cambiamento sì, ma non certo storico. Una riforma che per molti versi rischia di danneggiare in modo permanente la già traballante Social Security a stette e strisce.

Come commenta Raffaele Sciortino in un pregevole resoconto sul sito “La classe operaia”, ciò è frutto del compromesso al ribasso con le compagnie assicurative e con quelle farmaceutiche. Lo storico miracolo di Obama diventa così la “salute come polizza auto” di cui parla Michael Moore, e di fatto ci viene persino spiegato da insospettabili supporter del Presidente in carica, come Robert Reich ex ministro del lavoro nella prima amministrazione Clinton, che la Obamacare è la ripresa di una vecchia idea del repubblicano Nixon che permetterà alle assicurazioni sanitarie di continuare a crescere e a guadagnare ancora di più, nonché di far lievitare le polizze. Centri finanziari che a quel punto avranno ancora più potere negoziale per imporre i propri termini.

Così che la domanda che si pone Peacereporter, ovvero: “come mai oggi i più delusi erano i Progressisti mentre dalle assicurazioni, che pure si erano battute ferocemente contro l’opzione pubblica, non si è sentita alcuna voce? Verrebbe da pensare che alle assicurazioni questa riforma piace, e questo è preoccupante”, è evidentemente retorica.

Per non dimenticare il do ut des con gli antiabortisti, ovvero l’accettazione da parte di Obama del divieto di usare i fondi federali per rimborsare le spese delle interruzioni di gravidanza. Alla faccia del progressista miracoloso!

Per la cronaca, è notizia recentissima che Obama abbia deciso un taglio “temporaneo” di ben 6.5 miliardi di dollari dei pagamenti ai medici del Medicare. D’accordo che in periodi di crisi la coperta è corta, ma se l’implementazione si vede dal mattino … .

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, segnalo anche un articolo di un social worker militante di sinistra e uno dell’associazione Physicians for National Health Program.

Non si sa perché, viene poi dato per scontato che Obama abbia chiuso Guantanamo. Semplicemente non è vero, come ci diceva in gennaio l’American Civil Liberties Union. E non lo è nemmeno adesso, basta leggere i giornali. Anzi, il progressista miracoloso ha anche ampliato il lager gemello della base di Bagram in Afghanistan. Ma non è finita qui: un giudice di destra nominato da Bush aveva obbligato proprio la seconda amministrazione Bush ad estendere l’habeas corpus non solo a Guantanamo, ma anche a Bagram. Ora il democratico Obama sta cercando di ribaltare quella sentenza per fare di Bagram un inferno senza diritti.

Alla faccia del progressista miracoloso!

Però, forse un cambiamento di condotta c’è effettivamente stato. “The ‘Obama doctrine’: kill, don’t detain”, ci informa il sempre attento quotidiano britannico The Guardian.

Non sarà un caso che un notissimo intellettuale radicale, il professor Noam Chomsky dell’MIT, che pure riteneva Obama “il male minore”, confessi: “No change coming with Obama”.

Infine, mi viene obiettato, c’è il discorso del Cairo. Anche questo, ovviamente, “storico”.

Che cosa ne pensa Chomsky, che al Cairo va spesso invitato da intellettuali progressisti?

Vale la pena citarlo per bene:

Prendiamo il discorso del Cairo. Il fatto essenziale è che il suo discorso aveva ben pochi contenuti: ha detto solo qualcosa come “amiamoci a vicenda”. Ma nel percorso verso il Cairo aveva dato una conferenza stampa e un giornalista gli aveva chiesto: “Lei dirà qualcosa sul regime autoritario di Mubarak in Egitto?” E lui aveva risposto con queste parole: “Non mi piace attaccare etichette alla gente. Lui è bravo e sta facendo cose buone, per questo lo considero un amico”. Ora, non è necessario che io le dica qual è la situazione dei diritti umani in Egitto, ma se la gente nel Medioriente fosse stata attenta, si sarebbe accorta che nulla sarebbe cambiato. Lo stesso si può dire sulla sua politica nei confronti di Israele. Le sue politiche sono anche più dure di quelle dei mandati dei due Bush [perché , ad esempio, mentre di fatto Bush padre penalizzava leggermente Israele per l’espansione delle colonie, con piccole sanzioni sotto forma di restrizioni sulle garanzie dei crediti che dovevano coprire le spese delle colonie] Obama ha detto che non imporrà alcuna sanzione e che le sue proteste sono puramente simboliche.

Chi è allora nella realtà il progressista miracoloso?

È colto, intelligente, sa costruire una frase con senso, è affabile e si comporta come se gli piacesse la gente. Ma in cosa consisteva il cambiamento di cui parlava? In niente. Un foglio in bianco, ecco cosa era: ognuno può scriverci quel che più gli piace.

(Noam Chomsky, intervista al giornale Al-ahram Weekly).

un commento
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  1. Nulla da aggiungere, se non l’incremento impressionante di truppe inviate in afghanistam, i bombardamenti del Pakistan, la conferma dei regali a bacnhe e assicurazioni tramite i soldi dei contribuenti americani etc etc…forse l’unico vero aspetto positivo in politica estera può essere stato l’allentamento (temo più formale che altro) delle tensioni con la Russia (riuncia del programma folle dello scudo spaziale), anche se la questione anche lì resta apertissima.

    Per il resto un continuo di misure interne e esterne fortemente antipopolari e imperialistiche.

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