Marchionne il lanciatore di coltelli

set 3rd, 2010 | Di | Categoria: Contributi

di Stefano Moracchi

“La ragazza sul ponte”, di Patrice Leconte, racconta la storia di un lanciatore di coltelli alla ricerca di una ragazza disponibile a fargli da bersaglio e, proprio per questo compito, la ricerca ricade su delle ragazze disperate che stanno per suicidarsi, appunto, da un ponte. Solo chi ha perso tutto, anche la voglia di vivere, è disposto a fare da bersaglio al lancio di coltelli.
Marchionne, come il protagonista del film, è un bravo lanciatore di coltelli, e la nostra stampa di regime, le nostre televisioni e salotti buoni, come qualsiasi pubblico circense, applaude a chi sa lanciare i coltelli, piuttosto a chi gli fa da bersaglio.
Anche Marchionne, come il protagonista del film, per mettere in pratica le sue doti di lanciatore di coltelli, ha bisogno di disperati pronti a fare da cavia alle sue competenze.
I Marchionne nostrani, non avrebbero potuto dimostrare la loro bravura se non ci fossero stati degli operai disperati pronti a gettarsi da un ponte.
La bravura di Marchionne è figlia della disperazione. Nessuno si sottoporrebbe a fare da bersaglio, anche al più bravo dei lanciatori di coltelli, se non fosse disposto a tutto per mangiare.
E’ in questo periodo di transizione che si delinea il carattere oligarchico, autoritario e reazionario di questo regime putrefatto. E’ da questa putrefazione che nascono i lanciatori di coltelli, perché vi sono i disperati pronti a gettarsi dai ponti.
La gestione politica della crisi si è risolta nel salvataggio delle banche, delle grandi imprese e nel licenziamento di centinaia di migliaia di posti di lavoro che, se sommati a coloro che non riescono a trovare un posto di lavoro, si arriva a qualche milione di emarginati.
Questi “moderni” lanciatori di coltelli hanno “cavie” in eccesso per i loro esperimenti di bravura.
Vi è un esercito di disperati pronti a rischiare di farsi accoltellare per un posto di lavoro qualsiasi.
In questa mistificazione di regime, i più fedeli alleati dei lanciatori di coltelli, si trovano tra le fila dei riformisti, pronti a consegnare inviti al sacrificio, allo stesso modo dei piazzisti pubblicitari, nelle televendite.
Il PCI, nel momento in cui accettò il metodo della democrazia imperialista, finì per diventare un comitato di affari. Il metodo clientelare, in quell’epoca, altro non era che il metodo democratico della pacificazione sociale. Pacificazione sociale che permise ai sindacati politici di perdere qualsiasi riferimento allo spirito rivoluzionario per cui erano nati.
La democrazia ha perfezionato il metodo dell’unità. Come nelle migliori monarchie, a nessuno era permesso dissentire, così nella tanto esaltata democrazia, a nessuno è permesso di non accettare il ricatto dei lanciatori di coltello. Ogni giorno si registrano morti sul lavoro ed ogni giorno vengono esaltati coloro i quali invocano meno regole per i loro affari.
Allo stesso modo del film “La ragazza sul ponte”, non è più sufficiente il semplice lancio dei coltelli e per poter lavorare si deve essere disposti a farsi tirare i coltelli da uno bendato, mentre il bersaglio è legato ad una ruota che gira. A volte ci scappa il morto, più volte il ferito, ma è la modernità.
La democrazia ha sempre avuto come modello l’Ancien Regime. L’ammirazione per lo sfarzo della corte, le cene galanti, gli ospiti illustri, le fanfare e i cavalli, come le prime alla Scala. Come tutti i regimi è il più abietto per la sua meschinità ed ipocrisia. Sempre pronta a ritenere il dovere dell’intellettuale, dell’opinionista a spiegare l’azione governativa mediante le idee che trionfano tra le classi dirigenti.
La sinistra ha imparato subito dalla democrazia cos’è il vantaggio dell’ipocrisia. Grazie al regime democratico, anche quando perde le elezioni, ha tutti i vantaggi dei paggi di corte.
E’ pronta a sostenere gli operai Fiat non reintegrati al lavoro, ma allo stesso tempo ad elogiare il nuovo corso che Marchionne ha aperto, e sulla necessità di un nuovo patto sul lavoro.
Tanto a fare da bersaglio sono i soliti noti. Anzi, ignoti.

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