Area Programmatica “La CGIL che vogliamo”: il futuro Movimento Anticapitalista italiano?

set 29th, 2010 | Di | Categoria: Primo Piano

di Eugenio Orso

Venerdì 24 settembre ho partecipato alla costituzione dell’Area Programmatica “La CGIL che vogliamo” in provincia di Trieste, città in cui lavoro e in cui risulto uno dei tanti tesserati Fiom.
L’incontro fondativo dell’Area è avvenuto di pomeriggio, nella Casa del Popolo [ebbene sì, le Case del Popolo esistono ancora, pur non essendo esattamente quelle dei tempi “arcadico‐guareschiani” di Peppone e Don Camillo] in quel di Borgo San Sergio alla periferia di Trieste.
Le componenti sindacali presenti in loco, con prevalenza di membri dei direttivi, erano quelle solite dei metalmeccanici Fiom, della Funzione Pubblica e dei bancari all’interno della CGIL – coloro che hanno sostenuto la mozione congressuale numero due, per intenderci, in contrapposto alla CGIL burocratico‐formale e “attendista” di Guglielmo Epifani – ma l’incontro era aperto a tutti i lavoratori interessati, senza preclusioni di sorta, così come dovrebbe essere quando si cerca di “riattivare” in situazioni sociali difficili l’efficacia dell’azione sindacale, e di estendere la base del consenso a tutta l’area del lavoro dipendente, intellettuale e materiale, impiegatizio e operaio, pubblico e privato, sfruttato e ri‐plebeizzato da questo capitalismo con l’evidente complicità della politica “ufficiale” e del sindacalismo giallo.

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15 commenti
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  1. Voglio davvero sperare che davvero che qualcosa di interessante possa svilupparsi, anche se ci sono nodi politici che non possono essere evitati e che richiedono un deciso cambio di rotta: rompere davvero i ponti con una politica compromissoria e di difesa delle compatibilità capitalistiche, insomma dare davvero spazio ad un’elaborazione inequivocabilmente anti-capitalistica. Tienici aggiornati. Un caro saluto, Antonio.

  2. Solo adesso rileggo e vedo che ho scritto in un italiano pessimo!

  3. Per Antonio Catalano

    E’ chiaro che si tratta, per ora, di una prospettiva [forse l'unica possibile e concretamente praticabile, nel prossimo futuro] e di una speranza.
    Intanto apprendiamo che l’assedio alla Fiom continuerà ad opera di Confindustria, del governo, della sedicente opposizione parlamentare … con il concorso della maggioranza del vertice CGIL, in particolare quando si insedierà concretamente la pessima Camusso.
    Nella CGIL vi è il piede del PD, da sempre favorevole ad ogni sorta di compromesso contro il lavoro con Confindustria, e quello di Sinistra Ecologia e Libertà vendoliana, che è chiaramente una forza “liberlsocialista” di supporto al capitalismo.
    L’obbiettivo primo, a mio personale avviso, dovrebbe diventare quello di buttarli fuori tutti a calci in culo, riuscendo ad ottenere la maggioranza nella CGIL [quella all'interno della Fiom fortunatamente c'è già].

    Saluti

    Eugenio Orso

  4. Condivido le osservazioni di Antonio.

    Sicuramente si può trattare potenzialmente di una svolta interna importante. Mi chiedo, però, come sia possibile, in termini generali, influenzare pesantemente la linea di un sindacato che da anni è diventato programmaticamente interno alla logica padronale ed è spalleggiato da un partito ultracapitalistico e oligarchico quale il PD. L’ esistenza di anime e correnti diverse, naturalmente, offre una sponda importante che è giusto provare a sfruttare per imprimere un corso diverso all’azione di quello che numericamente è un grande sindacato.

    Sicuramente tentar non nuoce e i presupposti almeno intenzionali sembrano esserci tutti.

    Buona fortuna. Seguirò e seguiremo con attenzione i futuri passi!

  5. Questo commento è uscito sul forum, http://forum.politicainrete.net/comunismo-e-comunita/80765-area-programmatica-la-cgil-che-vogliamo.html

    Ma Eugenio Orso sa quali sono gli elementi dirigenziali che in CGIL promuovono quest’area o cade dal pero? Nessuno di loro è un novizio. Tutti sono stati firmatari dei peggiori accordi che la Confederazione (assieme a CISL e UIL) abbia mai sottoscritto in 100 anni di storia (qualcuno la Storia dovrebbe almeno leggerla o chiedo troppo, non dico la storia di Roma Imperiale – il che sarebbe chiedere troppo agli smemorati di Collegno – ma almeno quella degli ultimi 40 anni – e non dico nemmeno mondiale – ma italiana!): dal Protocollo sul Welfare a tutti i CCNL immondizia, per arrivare agli accordi sulla regolamentazione del cosiddetto precariato (che qualcuno giustamente ha chiamato lavoro servile).
    Dopo 20 anni di pedate nel culo inflitteci (gliene abbono 20 perchè con gli psicopatici si è più buoni), vengono a raccontarmi che LORO sono delle verginelle e allo stesso tempo dei duri-e-puri?
    Eugenio Orso dovrebbe sapere (come sanno benissimo tutti coloro che la CGIL la conoscono – e alcuni hanno ragione di aggiungere “purtroppo”) che questa manovra non è neppure sindacale (come lo potevano essere le manovre della cosiddetta sinistra sindacale CGIL degli anni 60-70, che miravano perlomeno a raddrizzare le gambe al cane confederale; tentativo vano anche quello, ma almeno onesto e con una propria dignità), ma è solamente una buffonata corporativa per cercare di salvare la propria poltroncina di fronte ad un processo che comprenderebbe anche un neonato: l’anomalia italiana è sempre stata quella di avere un grado di sindacalizzazione esagerato (banalmente tanti soldini disponibili per la CGIL) che ora si sta drasticamente ridimensionando (fra l’altro il fatto comico è che sono proprio gli accordi sul precariato che indeboliscono il tesseramento, ma i firmatari sono proprio i sindacalisti! Servi sciocchi che credono d’essere padroni!); di fronte a risorse che scarseggiano già ora (amministrate malissimo perchè il grado di professionalità interno ai sindacati è demenziale); ecco che qualche illuminato cerca di pararsi il culo.
    Dopo aver lapidato il proletariato in stile talebano; ora ci vengono a dire che non sono stati loro, che quei sassi erano per-il-bene-del-paese, o per-il-sistema-paese (e già Marx aveva preso in giro gli economisti che credevano all’economia nazionale) … e troiate varie.
    Dove stanno i contenuti (non dico comunisti perchè è impossibile per definizione a chi ha un minimo di dimestichezza con il materialismo marxiano) socialdemocratici della corrente “La CGIL che vogliamo?”. E’ semplicemente un’accozzaglia di poveracci (Eugenio Orso si legga i nomi dei firmatari di quella tesi e si vada a vedere la loro storia sindacale!) in cerca dell’ultima sedia per non rimanere in piedi al cessare della musica. Hanno accettato tutti al proprio interno: dagli ex-socialisti (e c’è ancora chi a sentire “PSI” mette mano al portafoglio per paura di vedersi scippato; io sono tra questi); ai fantocci di Lotta Comunista (alla faccia della lotta e in culo al comunista).
    Dato che l’obiezione che mi si muoverà è sempre la solita: “sì ma all’interno ci sono degli ottimi compagni di base … bla bla bla”. Rispondo ante-litteram. E’ proprio perchè ho rispetto per quei lavoratori che sacrificano ore di riposo con del VOLONTARIATO all’interno del sindacato, che sono il primo a nutrire disprezzo ed a criticare severamente chiunque sta dalla metà in su dell’organizzazione. Chi ha rispetto per dei compagni, dev’essere il primo a indicargli dove e quando sbagliano (nel sostenere quei buffoni con la cravatta rossa per esempio); chi, invece, li asseconda, è il loro carnefice. Ad ognuno … il suo destino.

    P.S. Ma Eugenio Orso sa di cosa sta parlando? Quando cazzo mai la FISAC (i bancari) e la FP (funzione pubblica) sono stati all’avanguardia delle battaglie CGIL? Sarà un caso?

    Matteo

  6. Per Lorenzo Dorato

    [l’altro commento, segnalato da Maurizio, lo lascio perdere perché l’autore – tale Matteo “leninista”[?] – è chiaramente un soggetto con il quale è inutile discutere, e quindi da ignorare totalmente per evitare sterili polemiche]

    Le operazioni urgenti sono:

    1) Imperdire che si saldi un fronte Confindustria/ governo/ centro-sinistra/ sindacati glialli e … segreteria Camusso nella CGIL, perché questo potrebbe mettere fini a qualsiasi tentativo di rinnovamento dall’interno da parte dell’Area e aprirebbe la via alla secessione.

    2) Separare la CGIL – di questa necessità tutti nell’Area sono consci – non soltanto dal Pd, ma da tutto il cosiddetto centro-sinistra, che è interno al maleolente sistema politico italiano e spesso si rivela “Confindustrial-dipendente”. Un gran peso, nella CGIL, lo ha oggi Sinistra Ecologia e Libertà vendoliana [in certi casi più dello stesso PD], e questo fatto non è certo da considerare come un dato positivo … poi ci sono i “resti” di RC, ma questi probabilmente andranno a morire.

    Teniamo conto che se nella Fiom la mozione congressuale 2 alla base dell’Area – opposizione a Epifani[/Pd] oggi e a Camusso[/Pd/Confindustria/ sindacati gialli riuniti] domani, cioé a partire dai primi di novembre – è largamente maggioritaria, non lo è nel pubblico impiego/ scuola e fra i bancari, riguardando soltanto le minoranze più avanzate e critiche
    E’ chiaro che oggi, così come stanno le cose, l’unica federazione interamente “ribelle” è la Fiom, ma c’è comunque la speranza è che la “ribellione” si allarghi – nonostante le grandi difficoltà e le incertezze – e realizzi gli obbiettivi di cui al punto 1 e 2.

    Saluti

    Eugenio Orso

  7. sono piu di 40 anni che sento sempre la stessa musica, ad ogni avvicinarsi di congresso esce sempre fuori qualcuno che si pone, a parole, perche dei fatti parliamo dopo, come l’ala sinistra intransigente che tenta di ricreare un aiuto alla base dei lavoratori iscritti….
    mai uno e dico uno di questi e’ riuscito a scalfire la linea filo padronale della Cgil, forse l’unica volta che hanno avuto paura e’ stato quando Luciano lama e’ stato preso a sassate All’Università di roma, per il resto, scusate le parole, hanno firmato tutti gli accordi con il padrone anche quelli sulla carta igienica sporca di merda….. chi non ricorda.. e hai voglia a dire che se non si fa cosi non si cambia la cgil, quando approvarono la legge contro i lavoratori sul diritto di sciopero per i servizi pubblici essenziali pers poi aprire la strada alla criminalizzazione della protesta sfociata nella perdita dei diritti essenziali dei lavoratori
    la cgil e’ un sindacato giallo come lo sono le altre sigle sindacali e per questo la lotta doveva esserre quella che tendeva a farli sparire e riattivare le organizzazioni che rappresentassero i diritti di chi pagava le tessere e non dei partiti di riferimento cosi poi e’ iniziata la carriera dei sindacalisti nelle aziende Lama sindaco di amelia, cofferati sindaco, marini presidente del senato… ecc… benvenuto deputato presidente di commissione… ben pagati per il servizio reso al padrone, l’AD delle ferrovie Moretti segretario generale della Filt CGIL, sul culo degli operai… compagni lasciate perdere il tempo usatelo per voi, oggi stare nella cgil, nel sindacalismo istituzionale di cui all’art 18 della legge 300 dove le OOSS maggiormente rappresentative sono dichiarate per legge e non per gli iscritti e’ una battaglia persa, ma lo era persa anche quando ai miei tempi non c’e’ stato modo di sovvertire lo stato delle cose…. si inventarono lo cooptazioni, chi se le ricorda? li avevamo cancellati e comandavano sempre loro. compagni lo dicevo allora e lo ripeto oggi usate il vostro tempo per cambiare sistema economico e politico e non perdete tempo in cose che non riuscirete mai a spostare nemmeno di un millimetro se non si cambia sistema e la storia che lo dice e non un vecchio cobas delle ferrovie come me …

  8. Il problema è proprio il ruolo oggettivo che la Cgil come sindacato ha assunto in particolare a partire dagli anni 80 (per lo meno in maniera programmatica e sistematica). Si tratta dello stesso ruolo della sinistra capitalistica, ovvero filtrare le esigenze padronali e oligarchiche attraverso una mediazione ideologica. Quanti provvedimenti contro il lavoro sarebbero stati accettati dai lavoratori se una sindacato storico e di massa e con un tradizione sociale consolidata come la Cgil non li avesse appoggiati e filtrati per renderli appetibili e accettabili? Lo stesso ruolo l’ha svolto la sinsitra con le privatizzazioni, il precariato, la svendita dello Stato etc etc.
    Resto estremamente scettico circa le reali di possibilità di incidere da dentro, ma comunque non lo ritengo tempo sprecato, poiché le situazioni possono evolversi, in tempi di crisi soprattutto si possono creare spazi e spiragli. L’importante a mio avviso è sempre saper agire senza paraocchi ideologici di superficie. Ovvero si cerca spazio laddove lo si trova realmente e non laddove a priori si crede possa esservi ideologicamente (in senso deteriore).

  9. I rilievi fatti, particolarmente quelli riguardanti la storia pregressa, non sono certo campati in aria.
    Faccio però notare una cosa, e cioè che la mozione 2 all’interno della CGIL è “sopravvissuta” alla fine del congresso e a differenza del passato, in cui le minoranze nella sostanza rientravano nei ranghi, accettando la gestione dei vincitori, l’Area Programmatica non fa altrettanto, si costituisce formalmente all’interno della confederazione sindacale ed esprime un’opposizione permanente alla linea compromissoria e moderata dell’attuale segreteria.
    I dirigenti sindacali che hanno aderito all’Area dovrebbero, per essere coerenti, rinunciare ai posti nei direttivi per non accettare compromessi con la linea Epifani-Camusso.
    I dirigenti di Area non necessariamente saranno coloro che oggi hanno potere politico-esecutivo nell’organizzazione.
    Lo scopo è quello di conquistare – dal basso – la maggioranza nella CGIL e farne il vero cuore dell’opposizione politico-sociale in Italia, cosa che fino ad oggi non è stata.
    E’ chiaro che le cose potranno andare diversamente, che in alcuni potrebbe prevalere la difesa degli interessi personali [“il posto” nel direttivo, ad esempio], che la base potrebbe rivelarsi “passiva”, “non reattiva”, eccetera.
    Si tratta per ora di una speranza, che è l’unica – per quanto possa capire lo scrivente osservando la degradata realtà italiana – per la costruzione di un vero movimento di opposizione politica e sociale.

    Saluti

    Eugenio Orso

  10. Secondo me non è un problema di prevalere di elementi personalistici, bensì è un problema strutturale di ruolo ormai cristallizzato assunto dalla CGIL. Un ruolo troppo importante e decisivo nel far passare le peggiori nefandezze in sordina, perché i dominanti possano rinunciarvi. Difficilmente abbandoneranno l’osso. Comunque ripeto: tentar non nuoce.

  11. Non mi piace che il vostro sito, che leggo e apprezzo per la contestualizzazione che fà del marxismo, citi le parole di un opportunista, un professionista del sindacato giallo come se fossero una panacea per i mali dei lavoratori. Senza dubbio non conoscete bene Giorgio Cremaschi e la sua lunga militanza nelle burocrazie della CGIL. Senza poter adesso mostrare le prove del suo opportunismo che lo hanno fatto restare a lungo seduto su una poltrona, dei suoi signorsi’ ai segretari CGIL ( al servizio del PD2) , delle sue dichiarazioni a difesa dei lavoratori a scoppio ritardato quando ormai le truffe erano già in atto, da ex delegato della CGIL e sopratutto da operaio comunista vi consiglio di non pubblicare più le dichiarazioni di un social traditore come tale è Giorgino Cremaschi che sarà uno dei futuri candidati alla guida della Federazione dei comodo comunisti.

  12. Ma la CGIL e’ un sindacato non un partito. Come si puo’ pensare di delegare ad un sindacato una futura linea anticapitalistica non lo capisco. Fare della CGIL il cuore di cosa? L’opposizione politico-sociale si fa con i partiti, la fa’ il movimento dei lavoratori organizzato in partito…io non capisco. Come si puo’ caricare un sindacato, gravato giustamente da tante contraddizioni come viene descritta la CGIL, di un peso così grande?
    non e’ giusto, non e’ l’alternativa. Stare vicino hai compagni della FIOM, per sostenerli nelle loro battaglie, che sempre più devono rappresentare giustamente un’alternativa sostanziale al capitalismo. Ma mi chiedo come può, per esempio, un sindacato dialogare con chi non ha possibilità di essere rappresentato? Precari, disoccupati, immigrati……. Questo puo’ farlo un partito non un sindacato.

  13. Per Lorenzo Dorato: gli aspetti personali, comunque, non sono del tutto irrilevanti all’interno dell’organizzazione, soprattutto se riguardano un gran numero di posizioni di potere politico ed esecutivo. E’ vero che gli Epifani e le Camusso non molleranno l’osso. Bisognerà costringerli a farlo, e ciò sarà possibile solo se la battaglia avrà successo, a partire dalla base.

    Per Massimo Ugolini: rispondo riportando di seguito un passo tratto da un mio scritto pregresso. Le strutture con potenzialità antagoniste ancora esistenti potranno e dovranno trasformarsi. Il sindacato, ad esempio, se resisterà all’assedio in atto e coagulerà intorno a sé altre forze sociali, dovrà occuparsi di questioni politiche generali e di questioni sociali ad ampio raggio, superando quelle che sono le sue competenze specifiche ed assumendo una nuova veste [sindacato-movimento-partito], nonché un ruolo nuovo e più impegnativo.

    La frantumazione e la progressiva compressione degli effettivi spazi di partecipazione collettiva, che si stanno riducendo a sparuti isolotti lambiti dalle onde dell’oceano globale finanziarizzato, impone che decada l’anacronistico limite della distinzione fra movimento, partito e sindacato, ed impone, per l’efficacia della lotta, un’unica struttura alternativa in rappresentanza di un fronte compatto.
    Per compattare le forze alternative extrasistemiche si rende necessario superare la distinzione ultra-specialistica e parcellizzante fra le diverse competenze politico-amministrative e sindacali, ed anche all’interno delle stesse, la quale rappresenta niente altro che un riflesso inevitabile del processo di divisione del lavoro e di specializzazione capitalistici, di quella stessa riduzione “aziendalistica” che investe oggi ogni forma di associazionismo umano.
    Burocratizzazione capillare e frammentazione in una molteplicità di organismi confliggono con la necessità di creare un fronte coeso e risultano, inevitabilmente, fonte di divisioni future e le premesse per andare incontro a sicura sconfitta.
    Una parcellizzazione del movimento su modelli aziendali non può che favorire subdolamente l’adattamento dei quadri alle logiche sistemiche, diffondendo sia la corruzione materiale sia quella, ancor più grave, delle coscienze, nel contempo privilegiando quella “gestione” dei consensi e delle risorse che pone in ombra gli aspetti ideali e fa perdere di vista gli obbiettivi originari.
    Infatti, se osserviamo la realtà italiana in questo momento storico, quelli del politico e del sindacalista sono diventati lavori ben retribuiti al servizio dei “Mercati” e degli “Investitori”, scorciatoie per brillanti quanto rapide carriere [pseudo]professionali e trampolini di lancio per l’affermazione personale.
    La “perdita di contatto con la base” – espressione ipocrita dietro la quale si nascondono, sostanzialmente, tradimento e corruzione diffusi – diventa un effetto scontato, se chi può garantire percorsi di carriera, fortune personali, numerosi benefit e ingiusti privilegi ai quadri politici e sindacali è sempre e soltanto quel Nemico Principale che dovrebbe essere combattuto.

    Saluti

    Eugenio Orso

  14. Sono senz’altro d’accordo con te sull’analisi del sindacato e anche sulla frantumazione e compressione degli spazi partecipativi. Ma non credo che riducendo le spinte propulsive dei movimenti e la dialettica che dovrebbe apportare un “vero” partito antagonista, riducendo tutto ad una sola figura, si possa ritrovare quella coesione ed espansione delle istanze anti-capitalistiche. Non trovo anacronistiche le distinzioni, ma il fatto che non si arrivi ad un punto comune si. I movimenti per loro natura veicolano idee e bisogni, i partiti li traducono in risposta politica e il sindacato….fa il sindacato. Trovo anacronistica la situazione Italiana, della sinistra Italiana, in cui si delega, per mancanza di vera rappresentanza ad un sindacato, ad una parte di sindacato, il tutto.
    Tradimenti profondi, gli abbiamo visti in questi anni e in questi giorni, che nascondono problemi ancora più profondi. Il trasfigurarsi, di gran parte del movimento dei lavoratori, dei suoi rappresentanti, l’accettazione, sotto varie forme e gradi del sistema di produzione capitalistico, la mancanza di una alternativa credibile a questo, che i paesi socialisti hanno mancato colpevolmente. Il Nemico Principale che invece ha saputo leggere le contraddizioni e avere una visione del mondo e la forza di imporre quella visione, con strategie globali, che invece a noi sono mancate, perchè divisi.
    Sai cosa penso spesso? A quella metà del mondo….URSS, Cina, In parte L’africa e L’america latina, e il medio oriente e gran parte dell’europa allora sotto l’influenza dell’URSS…….cosa hanno fatto, cosa hanno fatto di quell’idea?
    Ciao Eugenio. Ti ringrazio davvero per avermi risposto e per aver passato i miei orrori d’ortografia……:-)

  15. Ho letto con interesse i commenti di molti di voi. Tornando ai temi sindacali, penso che questa ala della CGIL potrebbe davvero evolvere: per coloro che un pò saccentemente dicono “ehh si ne abbiamo già viste di cose del genere” prefigurando inevitabili fallimenti forse costoro non tengono conto che quello di maggio è stato il primo congresso nella storia della CGIL con una mozione alternativa a quella del “capo”.
    Serve una nuova strategia nella difesa dei lavoratori, oppure lasciamo tutto come sta. Se siete della seconda allora potete smettere di leggere ora. Se voglia cambiare un pò rotta allora occorre ancorarsi a dei punti fermi.
    CASSA DI RESISTENZA, abbiamo tutti presente la forza del sindacato IG Metall e in quella prospettiva non possiamo fare a meno di questo strumento abbandonato e invece cosi strategico.
    ESTENSIONE DELLE LOTTE all’interno di altri soggetti: lavoratori precari, immigrati fino a collegarsi con lavoratori del gruppo fuori dei confini nazionali.
    CONTRATTO NAZIONALE: va difeso e esteso anche alle aziende sotto i 15 dipendenti con l’estensione della cassa integrazione anche a quei soggetti in un periodo come questo davvero difficile per i lavoratori.
    SINDACATO EUROPEO: la regina di tutte le battaglie per non farci fregare da quelli che brandiscono la delocalizzazione..
    Nel rispetto delle posizioni di tutti vi saluto e vi ricordo di rispettare le opinioni di coloro che, per libera scelta, decidono di difendere gli interessi dei lavoratori, magari giocandosi la carriera in azienda come molti di noi fanno…
    ciao

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