“La Quinta stagione” intervista a Giorgio Cremaschi

dic 21st, 2010 | Di | Categoria: Contributi

(”La Quinta Stagione” ha incontrato Giorgio Cremaschi, a margine della presentazione del suo libro “Il regime dei Padroni. Da Berlusconi a Marchionne”, tenutasi ieri a Roma, presso la libreria “Rinascita” di via Ostiense. L’ intervista è a cura di Francesco Calicchia e Massimo Formica. E’ possibile riprodurla, citando la fonte (www.laquintastagione.com) e gli autori. Buona lettura)

La ristrutturazione della produzione in catene sempre più lunghe e frammentate rende difficilissimo fare sindacato. Quali le risoluzioni possibili?

Non è vero non c’è mai una cosa organizzativa che impedisce di fare sindacato: impedisce di fare sindacato la repressione; impedisce di fare sindacato anche un certo clima culturale; impedisce di fare sindacato la rottura di solidarietà tra i lavoratori o il fatto che il sindacato a sua volta non faccia il suo mestiere. Quindi io credo che oggi siamo in una fase in cui, certo, le difficoltà ci sono tutte, le cose che qui si sono dette della riorganizzazione sono tutte evidenti, ma quello che impedisce di più di fare sindacato e’ il sindacato che non ci crede.

Negli ultimi 25-30 anni sono stati persi molti punti di PIL a favore dei redditi da capitale: 25 anni fa il lavoro dipendente otteneva circa il 65% del PIL, oggi è al 55%. Si tratta di oltre 10 punti: Il contratto collettivo nazionale e le politiche fiscali, nella realtà globalizzata odierna, sono ancora strumenti idonei e sufficienti per modificare questa distribuzione dei redditi?

Lo sono a tal punto che la Confindustria oggi vuole distruggere il contratto nazionale , quindi vuol dire che in qualche modo lo sono ancora. Sono stati usati male in questi anni, ma se la Confindustria vuole metterli in discussione e cancellarli vuol dire che pensa che potrebbero ridiventare, ricostruendosi un po’ di forza dei lavoratori,uno strumento per far aumentare le retribuzioni. La politica fiscale ancora di più, perchè è chiaro che in questi anni abbiamo avuto una politica fiscale che ha penalizzato il lavoro dipendente e le pensioni e favorito tutti gli altri redditi.

Nel tuo libro affermi chiaramente che la lotta di classe non è finita: al contrario oggi è più attuale che mai. Solo che una parte, il Lavoro, è perdente perchè non ha gli strumenti politici e culturali per produrla. Come recuperarli?

Allora, intanto io dico una cosa che la lotta di classe oggi è unidirezionale nel senso che gli unici autorizzati a farlo sono i ricchi ma non i poveri! Questa e’ la mia tesi di fondo, vorrei riequilibrare la cosa in maniera che fossimo in due a farla e non uno solo a farla, perchè come scrivo nel libro, la lotta di classe c’e’, solo che l’unica autorizzata e’ quella dei profitti a danno dei salari, dei ricchi a danno dei poveri. Quindi come riequilibrare? Ricostruendo appunto un clima democratico in cui esiste una capacità di conflitto, in cui si ridà a quelli che vivono del loro reddito o non vivono del loro reddito da lavoro la possibilità di lottare per migliorare le proprie condizioni. Questo richiede un cambiamento anche culturale, politico, ma voglio anche dire che anche la crisi spinge in questa direzione, perchè con la crisi, che sta precipitando sull’Italia e sull’Europa, io credo che un maggiore conflitto sociale è nell’ordine delle cose.

Negli anni ‘60 e ‘70, la sinergia tra sindacati e partiti di sinistra ha prodotto la stagione dei contratti, del prolungamento delle ferie, della riduzione di orario, degli aumenti salariali, del diritto del lavoro. Oggi che i partiti di sinistra sono scomparsi o ridotti ai minimi termini, parlo dell’ Italia, il sindacato ha ancora la forza di promuovere nei confronti del ceto politico ed economico le istanze che vengono dal basso?

Il sindacato non è fuori da questa crisi. C’è una parte del sindacato che ha scelto una linea organicamente di complicità con le aziende , parlo della CISL e della UIL, c’è una parte di sindacato,la CGIL, che non è su questa linea però non è neanche su una linea totale di opposizione. C’è infine una parte del sindacato, penso alla FIOM, penso al sindacato di base, che è su una linea invece di opposizione sociale. Quindi io ritengo che il sindacato debba fare il suo mestiere. Come ci dimostra tutta l’ Europa, al di là della forza della sinistra, c’è una ripresa di lotta e di conflitto sociale. Questo non cancella il fatto che sarebbe necessario che il conflitto si consolidasse anche a livello politico, ma qui c’è da ricostruire una sinistra alternativa al mondo dell’impresa e al mondo del mercato e questo è quello che manca oggi.

CISL e UIL sostengono la necessità di essere “collaborativi”. La CGIL sta nel guado. La Fiom è più conflittuale. Quale modello di sindacato è più adatto alle sfide di oggi?

Dipende da cosa si vuole ottenere. Se si vuole fare un sindacato che accetta tutto salvando se stesso come struttura e come apparato,il modello della CISL è il migliore: Un sindacato di servizio, un sindacato assicuratore, un sindacato banchiere, un sindacato che però lascia fare sui salari, sull’organizzazione del lavoro, sui diritti, lasciandoli in mano all’azienda. Se si vuole invece fare un sindacato che dia ai lavoratori la speranza di poter cambiare la propria condizione e di non restare sotto ricatto, come vogliono mettere tutte le aziende oggi i lavoratori, se si vuole fare questo, c’è bisogno di un sindacato come propone la FIOM nella sua pratica, ma come propongono anche altre lotte: un sindacato profondamente democratico fondato sulla partecipazione e sul conflitto.

Come spieghi la disaffezione dei giovani nei confronti del sindacato?

Dipende, perché la manifestazione del 16 ottobre proposta dalla FIOM è stata la più grande manifestazione di giovani che abbia visto da tanto tempo, quindi dipende sempre da “quale” sindacato genera disaffezione. Fiducioso? Ritengo di sì. Si sono rimesse in moto le coscienze. E’ chiaro che un sindacato che si presenta con la faccia dell’amico di Sacconi è difficile che possa piacere ai giovani.

Esiste una “questione morale” nel sindacato?

Così come nei partiti, no. Però se dovessero andare avanti questi meccanismi, gli enti bilaterali, finanziamenti che non vengono più solo dagli iscritti, se nella sostanza il finanziamento al sindacato si svincola dalla democrazia e dalla partecipazione e dal controllo degli iscritti e diventa un finanziamento che viene garantito comunque soprattutto dai rapporti con l’impresa, questo certo che potrà creare una questione morale.

Cosa pensi dell’ ipotesi ”socializzazione”? Pensi che la partecipazione agli utili dell’ azienda ed alla sua gestione da parte della manodopera potrebbe essere un percorso particabile?

Se è vera, i primi a dire di no sono gli industriali. Se è finta gli industriali dicono di sì, ma i fregati sono i lavoratori. Io credo che se per partecipazione si intende il diritto dei lavoratori o di un loro rappresentante a intervenire davvero sulla vita dell’azienda, questo sarebbe un grande passo avanti. Ci sarebbero però le barricate degli industriali per non farlo. Se si intende quello che si intende oggi, distribuire le azioni ai lavoratori al posto del salario, spiegandogli che questa è una partecipazione, questo è un imbroglio, perchè serve solo a fare rischiare ancora di più i lavoratori sui soldi dei padroni.

Saresti favorevole all’ ipotesi di un sindacato unico dei lavoratori?

La parola unico non mi è mai piaciuta, unito sì , però fondato sulla democrazia. La divisione sindacale oggi non è una divisione su piccole cose: è la divisione su chi decide sui contratti,sulla produttività, sul salario, sul rapporto con il governo, sul rapporto con la Confindustria. Vorrei avere un sindacato unito, ma non vorrei avere un sindacato che per essere unito deve anche essere unito alla Confindustria e a Sacconi. Dipende da quanto deve essere unito e a chi.

Il collegato lavoro ( http://www.laquintastagione.com/wp/?p=2067) è il più serio attacco portato, negli ultimi anni, allo statuto dei lavoratori. E’ possibile pensare ad un referendum abrogativo? La CGIL potrebbe avviare la raccolta delle firme?

Su questo ho qualche dubbio anche io, anche la CGIL su questa questione, di una gravita’ infinita , secondo me non ha fatto la mobilitazione che doveva fare e che pure è stata fatta , ad esempio, quando c’è stato l’attacco all’articolo 18. Io sono stato molto critico su molte scelte che ha fatto Cofferati quando era segretario della CGIL, però bisogna dargli atto che quando era segretario della CGIL una cosa l’ha fatta: impedire l’attacco all’articolo 18. Oggi questo collegato lavoro è passato nel silenzio e questa è una responsabilità della CGIL. Io non so se la strada è il referendum, ma certo bisognerebbe cominciare a costruire una strada vera di lotta contro questa legge, cominciando con il decidere che non si applica in nessuna vertenza e in nessuno accordo, visto che c’è uno spazio di tempo di un anno su questo prima che diventi operativa. La legge è già operativa per quanto riguarda il precariato e il diritto dei lavoratori, per quanto riguarda l’arbitrato è ancora rinviata ad una serie di misure (i decreti attuativi n.d.R.), quindi ci sono degli spazi sui quali si può costruire una mobilitazione. Tra l’ altro mi piacerebbe, visto che si parla tanto di crisi politica, che si parla di alleanze politiche, ecco mi piacerebbe un’ alleanza politica alternativa a Berlusconi che mettesse tra i suoi primi punti l’abolizione di questa legge.

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2 commenti
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  1. Per Maurizio Neri

    Stiamo cercando di ordinare, qui, a Trieste, il libro di Cremaschi, ma da quel che mi dicono i miei referenti che sono andati in libreria a chiedere non è ordinabile.
    Ne sapete qualcosa? Come si fa per averlo?

    Eugenio Orso

  2. E’ bene riportare di seguito i nomi e cognomi dei firmatari dell’accordo separato “per il rilancio” di Mirafiori Plant del 23 dicembre c.a.
    Ogni pagina dell’accordo-diktat è stata siglata dai seguenti individui:

    Palombella Rocco – Segretario Generale UILM-UIL
    Peverati Maurizio – Segretario Generale UILM-UIL Torino
    Basso Dario – Segretario Provinciale UILM-UIL Torino
    Vitali Bruno – Segretario Nazionale FIM-CISL
    Chiarle Claudio – Segretario FIM-CISL Torino
    Di Maulo Roberto – Segretario Generale FISMIC
    Centrella Giovanni – Segretario Generale UGL
    D’Anolfo Antonio – Segretario Naionale UGL Metalmeccanici

    Borgogni Lamberto – Presidente FIAT GROUP AUTOMOBILES Torino
    Scandale Francesco – Segretario Generale FIAT GROUP AUTOMOBILES Torino
    Rosso Marco – Consigliere FIAT GROUP AUTOMOBILES Torino Mirafiori
    Serra Giovanni – Consigliere FIAT GROUP AUTOMOBILES Torino Mirafiori

    Ecco chi ha firmato per conto delle “Parti” richiamate nell accorto, ossia la Joint Venture + sindacati gialli.

    Resistenza ad oltranza

    Orso Rosso
    [all'anagrafe Eugenio Orso]

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