La strategia nordafricana dell’imperialismo litigioso

mar 24th, 2011 | Di | Categoria: Politica Internazionale

di Piero Pagliani

Quando guardo all’Europa centrale e orientale, sono estremamente ottimista riguardo il futuro che possiamo raggiungere in Nord Africa. …. Circa 20 anni fa voi siete riusciti a cambiare il regime, a cambiare i confini, a muovervi verso la democrazia. … . Alla fine degli anni 1980 e all’inizio degli anni ’90, quando la Polonia e altri Paesi guadagnarono la loro libertà, ci fu sorpresa, a volte una sorpresa difficoltosa per molti che non sapevano come reagire. … Siamo pronti ad assistere se ce n’è bisogno e se ci sarà una prospettiva legale. Nel lungo periodo, dobbiamo anche pensare a come la NATO potrà assistere i Paesi del Nord Africa nella loro transizione alla democrazia”.
Parole del Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, ad una conferenza di Paesi ex-comunisti tenuta in Polonia, poche ore prima dell’inizio dell’attacco alla Libia.

L’apocalittico scenario che prevede un intervento a tappeto della NATO in tutto il Nord Africa, conferma le ipotesi peggiori, ovvero che questa è la prima tappa di una lunga avventura in quel continente.

Nel frattempo, dato che geopoliticamente il Nord Africa non si ferma di certo al Suez, lo schema si sta riproponendo pari pari in Siria, dove ci sono stati scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti contrari al governo baathista di Bashar Assad. Già c’è la rincorsa ai numeri: i morti sarebbero uno, no, venticinque, no cinquanta.

Due note: una relativa alla mancanza ormai di ogni riguardo per l’intelligenza dell’opinione pubblica mondiale da parte dei poteri forti mondiali: il Financial Times ci viene a dire che le proteste scoppiate a Daraa sono state innescate dagli slogan contro il regime di Damasco scritti sui muri da alcuni bambini della città (sic!). Insomma: Assad è virtualmente un nuovo Erode.

La seconda è una domanda: staremo a vedere cosa ne pensa il Vaticano dato che in Siria c’è una forte minoranza cristiana che trema all’idea che Assad possa essere rovesciato. In realtà chi è stato in Siria può testimoniare quanto sia laico e rispettoso delle minoranze cristiane il “regime” baathista.

Si pensi solo che nel 2008 le celebrazioni dell’Anno Paolino (S. Paolo sulla via di Damasco, no?) sono avvenute sotto il patronato “di S.E. il Presidente della Repubblica dott. Bashar al-Assad e del Ministro dell’Informazione dott. Mohsen Bilal” e aperte se non ricordo male con una processione che è partita dalla Grande Moschea degli Omayyadi perché, come spiegava il suo direttore Jamal Mustafa Arab, “per noi è una cosa normale perché i cristiani hanno sempre avuto libero accesso in moschea dove hanno sempre potuto raccogliersi nelle loro preghiere. Con l’Anno Paolino ce ne saranno ancora di più” (faccio notare che nel centro della moschea c’è il cenotafio di Giovanni Battista, venerato da tutta la popolazione, anche musulmana; e posso testimoniare che ho visto nelle vie di Damasco gente farsi il segno della croce senza nessun problema).

Vedremo gli sviluppi.

Per ora ricordo solo che la conquista della Siria era una delle tappe previste dal ministro della Difesa di Bush, Rumsfeld e dal suo vice Wolfowitz: Iraq, Iran, Siria, Libia, Sudan, Somalia e Libano, come ha svelato il generale Wesley Clark.
Vecchi piani? Cancellati dal Nobel per la Pace oggi in carica?

Proprio per nulla, ha annunciato in Polonia Anders Fogh Rasmussen. Anzi, il cerchio si sta chiudendo.
Possiamo allora iniziare a dire preventivamente: “Giù le mani (anche) dalla Siria!”.

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2 commenti
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  1. [...] su Comunismo e Comunità un saggio di Piero Pagliani (di questo particolarissimo ricercatore, avevamo già parlato sul vecchio blog) sulla prossima [...]

  2. La Siria intanto butta acqua sul fuoco (chissà acceso da chi?) e promette di abolire lo Stato d’eccezione e introdurre il multipartitismo. Pura e semplice cessione a pressioni esterne o provvedimenti ragionevoli (quello sul multipartitismo andrebbe capito meglio, perchè di per sé il multipartitismo non è un valore) dovuti a un misto di pressioni popolari e di paura di finire come la Libia?
    Anche altre fonti non allineate intanto la raccontano un po’ diversamente a proposito dei fatti in Siria. Vedremo gli sviluppi.

    http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/5901-siria-la-guerra-dei-media.html

    Lorenzo Dorato

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