Storica sentenza contro la dirigenza della ThyssenKrupp

apr 17th, 2011 | Di | Categoria: Capitale e lavoro

di Lorenzo Dorato

Dopo quasi tre anni e mezzo dal tragico incidente del 6 Dicembre 2007, in cui persero la vita 7 operai della ThyssenKrupp, Harald Espenhahn, amministratore delegato dell’azienda è stato condannato a 16 anni e 6 mesi di reclusione per “omicidio volontario con dolo eventuale” ; Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento torinese, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, membri del comitato esecutivo dell’azienda sono stati condannati a 13 anni e 6 mesi per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente), Daniele Moroni a 10 anni e 10 mesi con la medesima accusa.

Si tratta di una sentenza storica, in un periodo in cui il diritto del lavoro e i meccanismi di deterrenza per le pratiche di massimo sfruttamento della forza lavoro, vivono una fase di progressivo assottigliamento. In particolare il riconoscimento di omicidio volontario con dolo eventuale non ha precedenti nella storia delle morti bianche!

Non è certo una sentenza, qualsiasi essa sia, a poter lenire il dolore delle famiglie o a poter restituire la vita ad Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi. Tuttavia una simile sentenza riporta almeno un filo di giustizia ed ha soprattutto, in tempi di scarsità vergognosa di controlli dell’ispettorato sugli standard di sicurezza delle aziende (specie quelle  strutturalmente a più alto rischio incidenti) , un’importante funzione di deterrenza rispetto ai comportamenti criminali di chi risparmia (direttamente o indirettamente, proprietà e dirigenza) su tutti i costi di produzione, anche quelli dietro cui vi è la vita o la morte (come quelli di ammodernamento dei sistemi di sicurezza per i lavoratori).

E’ chiaro che il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro andrebbe risolto (almeno in gran parte) a monte, tramite ferrei controlli frequenti dell’ispettorato in tutti gli stabilimenti industriali, specie quelli più a rischio, con relativi pesanti multe e costrizione all’adeguamento alla normativa a carico delle imprese che non adempiono agli obblighi legali in tema di sicurezza. Sentenze pesanti, come questa, non devono essere una scusante per abbassare la guardia sul problema in termini di prevenzione e di “punizione preventiva”.

In ogni caso, la sentenza TyssenKrupp, rimane una sentenza storica e assai significativa che finalmente fa valere il principio di indiscutibile responsabilità grave e, soprattutto diretta e spessissimo cosciente (da cui l’accusa di omicidio volontario) nelle morti sul lavoro. Una sentenza che a tali morti se non può restituire la vita, restituisce per lo meno un origine di responsabilità soggettiva (i singoli attori del crimine) ed oggettiva (il sistema capitalistico privato di qualsiasi freno e controllo), togliendo quell’aura insopportabile di aleatorietà e casualità che spesso sembra attorniare tali tragiche morti.

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