Renzi vuole la poltrona di Letta, altrimenti rischia di “scadere”

feb 13th, 2014 | Di | Categoria: Contributi

 

di Eugenio Orso

Come qualsiasi novità, che in tempo di crisi dura sempre meno, anche Renzi deve fare in fretta. Per questo vuole urgentemente la poltrona di piccolo Quisling occupata da Letta. Banalmente, quando si apre un locale nuovo, o si lancia un nuovo prodotto, ci si può aspettare un paio di mesi di gloria, di pingui incassi e di buon afflusso di clienti, fidando sulla novità che paga e sulla pubblicità martellante che l’accompagna, ma poi, dopo l’iniziale boom, finito il breve periodo di vacche grasse si dovrà fare i conti con la dura realtà. Così è per l’ultimo prodotto lanciato in carne e ossa sul mercato politico-elettorale dal pd, cioè per Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, infatti, altro non è che una creazione mediatico-subpolitica per carpire il consenso degli italiani idiotizzati, impoveriti dalla crisi e dalla grande finanza, prima che questi, messi con le spalle al muro dal debito, dai mercati e dall’euro, sfuggano al controllo sistemico. Il fatto che Matteo abbia trionfato nella “festa privata” piddina chiamata primarie, cuccandosi la segreteria del partito, non dovrebbe dargli automaticamente il diritto di occupare la poltrona di presidente del consiglio e di scacciare l’ominicchio (sempre con targa pd) che attualmente la occupa. I maligni dicono che sta cercando di fare quel che fece a suo tempo D’Alema con Prodi, evitando di passare per le elezioni. Le elezioni politiche, quelle vere naturalmente, per quanto pilotate e soggette a leggi elettorali-truffa, non di certo le primarie.

Pur avendo in passato dichiarato che avrebbe continuato a fare il sindaco, in quel di Firenze, e di non desiderare ardentemente la poltrona di “premier”, non deve stupire se Renzi frigge come nessuno al mondo per gettare Letta dalla finestra del cinquecentesco Palazzo Chigi. E prenderne rapidamente possesso. Il tempo stringe, lo specchietto per le allodole potrebbe appannarsi, già fra qualche mese, e Matteo rischia di “scadere”. Napolitano sembra che rimetta la decisione al pd, che ormai domina incontrastato l’Italia per conto delle eurocrazie, ma probabilmente sta dandosi da fare, sullo sfondo, per il Loro bene e il nostro male. L’incontro “riservato” con Monti, dell’agosto 2011, pur non costituendo reato penale, fino all’alto tradimento degno di “impeachment”, dovrebbe metterci sull’avviso. Che Renzi abbia sfacciatamente mentito, quando, appena qualche settimana fa, ha dichiarato di non aspirare alla poltrona occupata da Letta, non dovrebbe stupire il colto e l’inclita. Anzi, è cosa fin troppo scontata e normale, perché menzogna e mendacia sono considerate preziose qualità, nel pd collaborazionista dei poteri esterni. In attesa di scalzare Letta – e forse il momento buono è arrivato – Renzi ha preventivamente costituito, con la sua segreteria “lettiani free”, una sorta di governo ombra dei trenta-quarantenni rampanti (peggiori di quelli socialisti del Midas, nel luglio del 1976), con Marianna Madia al Lavoro (non ha mai lavorato in vita sua!), Maria Elena Boschi alle Riforme (altra velina piacente, come e più di Marianna), la meno bella (anzi, bruttina) Debora Serracchiani alle Infrastrutture, Luca Lotti all’Organizzazione e via elencando. Mi sembra che i ministri ombra anti-Letta siano dodici in tutto, fra i quali dominano le donne, quasi tutte moderatamente sexy, se non procaci. Melius abundare quam deficere. In evidente ossequio alle “quote rosa” politicamente corrette e in concessione al berlusconismo televisivo. Come velina, personalmente preferisco Pina Picierno (Legalità e Sud), perché mi piacciono le more con gli occhi scuri. Forse appenderò in camera un suo poster, preferibilmente svestita. Ma torniamo a cose più serie. Servitore politico prediletto dalle aristocrazie eurofinanziarie, il pd è talmente bene insediato nei gangli vitali del semi-stato italiano, da permettersi di costituire una segreteria-governo ombra che fa da contraltare al suo stesso esecutivo! Anche in ciò, Renzi è un segno dei tempi, o più precisamente, dei malatempora che currunt.

Lo scontro finale Renzi-Letta, che si disputano l’osso della presidenza del consiglio, potrebbe svolgersi proprio oggi, 13 febbraio, nel primo pomeriggio, quando si riunirà la direzione nazionale piddina. Comunque finirà la vicenda, con Letta riconfermato per il rotto della cuffia, a certe condizioni, oppure con Renzi trionfante che agguanta l’agognata carica, è chiara almeno una cosa. Renzi sa di non avere molto tempo, sa bene che se il governicchio di Letta durerà ancora per un annetto, o per due, o addirittura di più, la “sua novità”, in quanto prodotto mediatico-politico-propagandistico, si esaurirà del tutto. In un futuro non lontano, altri prodotti, nuovi e spendibili sul mercato elettorale, potranno surclassarlo. Per questo vuole la poltrona di Letta e la vuole subito, prima che l’incanto si rompa. Altrimenti rischia di “scadere”.

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  1. Come qualsiasi novità, che in tempo di crisi dura sempre meno, anche Renzi deve fare in fretta. Per questo vuole urgentemente la poltrona di piccolo Quisling occupata da Letta. Banalmente, quando si apre un locale nuovo, o si lancia un nuovo prodotto, ci si può aspettare un paio di mesi di gloria, di pingui incassi e di buon afflusso di clienti, fidando sulla novità che paga e sulla pubblicità martellante che l’accompagna, ma poi, dopo l’iniziale boom, finito il breve periodo di vacche grasse si dovrà fare i conti con la dura realtà. Così è per l’ultimo prodotto lanciato in carne e ossa sul mercato politico-elettorale dal pd, cioè per Matteo Renzi.

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