Piketty, il grande tabellista e le reazioni pigre

ott 15th, 2014 | Di | Categoria: Recensioni

Leggere ‘Il capitale del XXI secolo’, rimanere colpiti dalle bellissime tabelle sulla disuguaglianza, e scoprire le reazioni di troppi che intanto stan fermi – P.L. Fagan

di Pier Luigi Fagan.

Comprare o non comprare il fenomeno editoriale dell’anno, Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty? Io l’ho comprato non tanto per le tesi esposte già rese note nei numerosi riassunti e critiche che hanno fiancheggiato la scia di questo fenomeno (edizioni in 30 paesi, lungo best seller su Amazon, nuvola tempestosa di commenti e critiche anche velenose come si conviene ad ogni fenomeno da pubblica opinione), quanto per le tabelle. Sì sono un appassionato di tabelle e Piketty è senz’altro un gran tabellista, forse uno dei più grandi dopo Pitagora e il Maestro Angus Maddison.
Mi interessa la ricostruzione storica che farà degli andamenti economici.
Lo sto leggendo (comprato ieri per ora ho letto solo l’Introduzione) ma una cosa diversa dal testo mi ha sollecitato questo commento: le reazioni.
Ah Piketty, quello che picchiava la moglie? Beh certo sta facendo molti più soldi di quanti ne fece Marx con il suo Capitale! Piketty ha cambiato la scienza economica (P. Krugman). La sistematizzazione scientifica di ciò che aveva già detto Balzac. E’ un economista di sinistra, ma moderno (?). Una econostar in salsa roquefort.  Il Marx del XX secolo (ma questi non hanno neanche letto l’Introduzione, altrimenti non direbbero una corbelleria simile che l’autore stesso si premura di confutare in premessa visto che critica il pessimismo marxiano sin dalle prime pagine e si dichiara decisamente a favore del capitalismo sebbene riformato). Patrimoniale? Sì ma sullo Stato (l’ineffabile Giannino per Ist. B. Leoni). Vecchia ricetta keynesiana, altro che rivoluzione! Un ingenuo terapista dei mali incurabili del capitalismo. Il lavoro documentale di Piketty è prezioso, ma le spiegazioni del fenomeno sono inadeguate, le proposte per emendarlo sono ingenue ed utopiche, per questo abbiamo ancora bisogno di Marx (D.Harvey). Mancanza di coraggio di elaborare una teoria economica alternativa (Libero!?). Ma l’egualitarismo implica anche una parte di rassegnazione: accetta la società com’è accettando la ripartizione dei beni e dei privilegi (Le Monde Diplomatique). Il Vero merito del Capitale di Piketty risiede nel costringere un po’ tutti a pensare marxianamente, a cercare in ciò che egli non dice ciò che noi vogliamo vedere per lottare (C. Marazzi, il manifesto). Che dire?
L’argomentazione di Piketty è nota: storicamente, a parte eccezioni spiegabili da complesse contingenze storiche, il sistema economico in uso (detto capitalismo) non solo non equalizza le diseguaglianze di ricchezza, le accentua. Inoltre tali diseguaglianze non sono neanche motivate dal merito ma da privilegi aristo-oligarchici. A parte qualche scalmanato ultra-liberista che segue il comandamento “negare, negare sempre anche davanti all’evidenza”, pare che sul punto siano tutti d’accordo.
Allora? Piketty dice che non c’è nulla nella teoria economica che possa cambiare questo stato di cose e che questo è compito della politica. Si tratterebbe in sostanza del classico scontro tra i Pochi ed i Molti, tra oligarchia e democrazia.
Bene. Che fanno i difensori dei deboli? dei Molti oltraggiati? di coloro che non hanno lavoro, servizi, opportunità e si barcamenano al di sotto del livello di sopravvivenza? Eh, ma non c’è Marx, non si prevede la critica radicale, non ci dice quali sono i meccanismi reali, non si consiglia la rivoluzione, il superamento del capitalismo, è un Proudhon del XXI secolo! Ah, l’abbiamo smascherato questo sporco socialdemocratico!
La fede dei marxisti nel fatto che la presa di coscienza dei meccanismi intrinseci e scientifici del capitalismo, svelati della loro acuta facoltà critico-critica, che poi è la ripetizione salmodiante del Primo Libro del Capitale, porterà all’auto liberazione delle masse organizzata dalla loro superiore facoltà di disinteressata comprensione, è stata per lungo tempo intenerente, poi è diventata patetica, oggi è del tutto irritante. Questa tribù dogmatica, chiusa nella difesa della loro religione del libro occupa abusivamente la posizione dei difensori dei Molti, posizione che nessuno più nessun altro difende visto la corsa dissennata ad iscriversi nell’altra religione, quella del mercato.
Risultato? Nulla, un nulla ripieno di niente ma solo di parole che svaniscono nell’antimaterialismo, cioè nelle nubi delle Idee platoniche.
Nel paese con la maggiore ricchezza privata d’Europa, ci fosse uno dotato di minimo buonsenso che dicesse seriamente: vabbé, intanto che organizziamo la rivoluzione con le masse che non sono in fila per l’ultimo i-phone, la facciamo questa patrimoniale a scalare sopra il milione e mezzo di capitale posseduto? (sorriso ironico di superiore comprensione per l’imbarazzante demenza dell’idea) . ingenuo . il problema non è questo. . Ma n’date a fanc.!
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