La chiamano crisi, è la più grande truffa della storia.

mar 19th, 2015 | Di | Categoria: Primo Piano

 

 

                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angelo Fontanella

La chiamano crisi, è la più grande truffa della storia.

Da circa sette anni a questa parte, non si fa che parlare di crisi, di ripresa, di quali misure attuare affinchè quest’ultima scattasse, e guarda caso queste misure reclamate a destra e a manca, soprattutto dai soloni finanziari del FMI, della BCE, della Commissione Europea, hanno sempre lo stesso sapore, quello del liberismo estremo e del massacro sociale, che non può che andare nella direzione di tagli drastici alla spesa sociale, agli investimenti pubblici, nonchè a quel poco di benessere rimasto ed all’aumento spropositato della tassazione. In questo modo si è fatto sì che gli squilibri non restassero confinati al campo finanziario, ma andassero ad intaccare l’economia reale, azzerandola e sottomettendola al volere delle banche e dei mercati. Le quali banche commerciali e d’investimento sia in Europa che negli Stati Uniti e su larghissima scala mondiale, azioniste delle banche centrali, hanno in pugno sia l’emissione del denaro, che stampano dal nulla e al semplice costo tipografico, appropriandosi indebitamente del valore nominale del denaro, sovraccaricato da interessi usurai che non potranno mai essere pagati, in quanto massa monetaria non esistente; che la circolazione dello stesso.
In pratica soffermandoci sull’Eurozona, la Bce autoproclamatosi padrona dell’euro, ed unica autorizzata ad emetterlo, grazie al trattato di Maastricht, stampa un quantitativo di denaro, lo presta alle banche sue azioniste a un tasso irrisorio (0,5% o anche meno) e queste dovrebbero immetterlo nei circuiti economici, invece lo usano per ricapitalizzarsi, così da non soffrire troppo le speculazioni e gli investimenti andati a male e continuare a farli e comprare i sempre redditizi titoli di stato dei paesi dell’eurozona, realizzando massicce plusvalenze, visto il loro alto rendimento. Se a ciò aggiungiamo che questo rendimento è deciso nei mercati, dove le grandi banche costituiscono oltre il 70% del totale degli investitori e fanno cartello tra di loro, si capisce che è tutto un circolo creato ad arte.

Facciamo un esempio, in modo che renda l’argomento di facile comprensione a chi non è esperto in materia: la Bce emette una banconota da 500 euro. Essa costa alla super banca circa 30 cent, vale a dire il costo di stampa e messa in circolazione, ma in quel pezzo di carta che altro non è, è indicato il valore di 500 euro, per cui vale tanto e capite benissimo che la Bce vi ha guadagnato 499,70 euro, senza contare i tassi d’interesse che le verranno corrisposti nel momento in cui acquisterà i titoli di stato di un paese dell’area euro. Questo in gergo tecnico si chiama signoraggio bancario ed è la più grande truffa di sempre, nonchè causa di quella che impropriamente media, ed euroburocrati e politici, chiamano crisi. La Bce è una fabbrica di soldi che come capite sono carta straccia, ma grazie ai quali impone ai paesi le politiche economiche di distruzione sociale e si compra pezzo dopo pezzo i beni pubblici e non degli stessi.  Di tutto ciò ne soffrono gli stati europei, in particolare Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro, Italia ed Irlanda, costretti a corrispondere interessi sempre più alti (nel caso italiano nel 2014 si sono spesi circa 95 miliardi in spesa per interessi) e ricattati da uno spread ( speculazione) che sarebbe continuato a salire se non si fossero fatti i compiti a casa ( ora che sono stati fatti sembra solo un lontano ricordo), vale a dire quelle  che i media, politicanti ed euroburocrati chiamano riforme strutturali come il pareggio di bilancio (castroneria economica, lo stato non è un’impresa e solo spendendo a deficit sopravvive) il rapporto deficit/pil al 3%, col conseguente costante aumento della tassazione ( arrivata al 70% sulle imprese), l’ ulteriore precarizzazione del lavoro e innalzamento dell’età pensionabile. Tutto fatto con estrema solerzia e i risultati parlano chiaro, con le economie dell’area in depressione da un quinquennio proprio a causa di queste politiche economiche ultra recessive d’austerity, conseguenza inevitabile della perdita della sovranità monetaria sancita con l’ingresso nella moneta unica.
Non contenti i burocrati euristi dicono che ciò non basta e che se queste riforme fossero state fatte tempo addietro, non ci troveremmo nella situazione attuale. Senz’altro, saremmo già un deserto, basti vedere che oggi in Italia chiude un’impresa al minuto, che il pil è in caduta libera dal terzo trimestre del 2011, con una perdita di oltre l’8% dello stesso, del 25% della produzione industriale, del 30% degli investimenti ecc. e non potrebbe essere altrimenti, considerato oltretutto che le banche infarcite di titoli di stato e derivati, non aprono i rubinetti ne alle imprese ne alle famiglie e se lo fanno si va sempre incontro a truffe e al pagamento di gravosissimi ed insostenibili interessi. Dulcis in fundo il fiscal compact, grazie al quale a cominciare dalla fine di quest’anno, dovremo portare il rapporto debito/pil al 60%, il che significa tagli e sempre più tasse per 50 miliardi annui per i prossimi 20 anni, sempre che vi arriveremo.

Che dire del Mes, il meccanismo europeo di stabilità, un fondo perduto in mano alle banche europee, al quale ogni paese dell’Eurozona deve versare una quota, che lo stesso fondo presterà al paese che si troverà soggetto a speculazione sui suoi titoli di debito, manco a dirlo gravati da interessi. Chi muove le fila della speculazione? Manco a dirlo, le banche. Sarebbe a dir poco una follia, se non si sapesse che chi ha firmato per la creazione di questo organismo, è un servo delle banche, messo nei centri di potere governativi per fare gli interessi delle stesse. Solo l’Italia per quel che si sa, ha già versato 90 miliardi.

Infine il Parlamento europeo ha approvato, con il voto in due risoluzioni, il regolamento per il rafforzamento della governance dell’UE, di cui l’elemento più significativo è il Fondo di Redenzione europeo, che va solo ratificato nei singoli paesi, una pura formalità.

Il Fondo di Redenzione europeo (Erf) servirà a far confluire l’importo dei vari debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL in un apposito fondo, l’Erf appunto, che verrebbe garantito dagli Stati nazionali membri attraverso i loro asset pubblici e da almeno una percentuale di tasse riscosse a livello nazionale. Tale fondo, poi, emetterebbe bonds europei caratterizzati da una rigorosa scadenza di 20, massimo 25 anni. In questo lasso di tempo, tutti gli Stati aderenti avrebbero inoltre l’obbligo di assestare il proprio rapporto debito/PIL al 60%. La trappola è ormai chiusa del tutto, l’unica via d’uscita è liberarci dai banksteers, riconquistando quella sovranità monetaria sancita dalla costituzione, e prerogativa principale di ogni stato. Riconquistiamola prima di tornare indietro di 150 anni, stracciamo i trattati di Maastricht e Lisbona, cacciamo questi partiti che ci hanno introdotto in questo sistema infernale, riprendiamoci la democrazia e ritorneremo a vivere. E ciò si può fare solo attraverso una dura e continua lotta sociale che comprenda il boicottaggio dell’euro, creando una moneta alternativa di popolo, ed usando solo quella in tutti gli acquisti e gli scambi commerciali, o tornando al baratto, nell’attesa di un’uscita da questo inferno. Naturalmente nessuno deve pagare più tasse che non siano trattenute alla fonte, si devono ritirare i soldi dalle banche, chiudere i conti correnti e non votare più. Sarebbe un qualcosa dalla portata rivoluzionaria, altrimenti, continueremo a morire di tasse e austerity,ad essere sempre più precari, come previsto dal Job Act renziano ed a svalutare sempre più i nostri salari da terzo mondo, anche perchè, se non si svaluta la moneta e l’euro non è svalutabile, si svalutano i salari, altrimenti non si esporterebbe più nulla a fronte di un corposissimo calo delle esportazioni.

 

 

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