Il jihad secondo Chiesa e Pasquinelli

mar 14th, 2010 | Di | Categoria: Dibattito Politico

di Federico Stella

jihad1_380La recente polemica sorta in seguito alla pubblicazione dell’articolo di Chiesa “A lezione dal Mossad”, seguita dalla risposta di Pasquinelli e dalla  controrisposta di Chiesa, ha fatto emergere due posizioni estremistiche e riduttive sul jihadismo islamico. Tra i due  Chiesa è di sicuro quello che tende di più  a semplificare eccessivamente la realtà.

La probabile collusione tra Al-Qa’ida e CIA, il probabile decesso di Bin Laden non devono assolutamente essere considerati elementi a favore delle tesi complottistiche che vorrebbero Al-Qa’ida una sorta di succursale CIA.  Come dice giustamente Pasquinelli quando si parla di jihad si ha a che fare con una realtà composta da migliaia di militanti attivi in buona parte del globo, parte dei quali non per forza di cose diretti da un vertice unico, ne tantomeno sottoposti ad alcuna eterodirezione. Ciò, ovviamente, non esclude affatto che i servizi segreti imperialisti facciano uso, in un modo o nell’altro delle azioni jihadiste per destabilizzare le “zone calde” del pianeta. Sono pratiche, queste, che non hanno in se nulla di nuovo ne di eclatante. Un fenomeno così complicato da analizzare come è Al-Qa’ida non può essere oggetto di giudizi tanto lapidari e seplificatori come piacerebbe  ad alcuni complottisti. I complotti ci sono, c’è ne sono tanti e molti di essi sono a noi totalmente oscuri, ma l’approccio complottista alla realtà rimane, tuttavia, un punto di partenza logico errato; una volta imboccata la strada complottosta c’è, infatti, il grosso rischio di dare una lettura semplicistica se non totalmente distorta degli eventi.

Cosa vuol dire sostenere che Al-Qa’ida non ha dietro un bel niente? Se con ciò vogliamo dire che come sigla vuol dire tutto e niente, che molto spesso è usata per mascherare azioni di ben altra matrice, si può essere tranquillamente d’accordo. Ma se con con questa affermazione vogliamo dire che Al-Qa’ida e il jihad islamico sono solo ed esclusivamenti mezzi con cui alcuni servizi segreti portano avanti le loro losche trame, stiamo veramente fuori strada. Il jihad è una realtà in Iraq, in Afghanistan, nelle Filippine, in Pakistan, in Egitto, in Cina e via dicendo. E risaputo che agli imperialisti piace mischiare le carte in tavola e che alcune azione jihadiste hanno in realtà tutt’altra origine, ma pensare che sia tutto riconducibile a questo semplificatorio schema è molto riduttivo e non tiene conto dei molteplici attori in gioco.

Anche la frase finale dell’articolo di Chiesa lascia alquanto perplessi: siamo sicuri che ogni volta che un attentato causi un certo numero di morti, ci siano di mezzo, in un modo o nell’altro, i servizi? “Come minimo sapevano, come massimo hanno partecipato”, sostiene Chiesa riferendosi ai servizi. I casi che seguono questa dinamica di sicuro ci sono, ma non devono essere eretti a legge universale. Come ricorda Pasquinelli il rigorismo salafita e il letteralismo wahhabita possono portare benissimo ad atti di mostruosa violenza contro chi è accusato di takfir (empietà, apostasia) e non sempre dietro ai morti e ai drammi causati da queste azioni violente c’è la collusione dei servizi segreti ne tanto meno la loro diretta partecipazione.

Anche quanto sostenuto da Pasquinelli non è, però, esente da critiche. Pasquinelli sostiene con l’11 settembre il jihad islamico èriuscito a portare la guerra nel territorio Usa. Chiesa, sostenendo la tesi dell’autoattentato, ritiene che l’attacco alle torri gemelle sia stato un evento con un tornaconto positivo per gli Stati Uniti. Ora, a prescindere dalla tesi che si vuole sposare – atto di guerra contro gli Usa o autoattentato – come è possibile  negare che il crollo delle torri non abbia, in seguito, legittimato gli Stati Unti a portare avanti una serie di guerre imperialiste, mascherandole con la farneticante giustificazione della lotta al terrorismo? Comunque siano andate le cose, su questo punto ha ragione Chiesa, il risultato principale dell’11 settembre non è stata la morte e la paura in territorio statunitense, ma la guerra in Afghanistan e in Iraq, i missili in Pakistan, la fobia islamica, la paranoia del terrorismo e le leggi liberticide.

Tags: , , , ,

5 commenti
Lascia un commento »

  1. una buona lettura riguardo tale argomento penso sia Perchè ci odiano di Paolo Barnard, il quale ritiene che l’11 settembre sia da considerare una sorta di reazione ai reiterati attacchi al mondo islamico negli anni 80-90. Magari questa reazione è stata anche “desiderata” dagli Usa in quanto ha permesso di “legittimare” le proprie guerre in iraq, afghanistan.

  2. Il libro non l’ho letto, ma mi sembra di capire che la chiave di lettura data al fenomeno sia condivisibile. Cercherò di leggere al più presto. Ciao!

  3. [...] [...]

  4. Il complottismo di Chiesa non mi ha mai convinto e ritengo che sia fuorviante per la comprensione delle contraddizioni sia interne sia esterne all’imperialismo. Che l’imperialismo possa anche pensare di autoattentarsi è nella logica stessa dell’imperialismo, ma questo non esclude che ci siano spesso dinamiche che sfuggono al controllo dello stesso. Non condivido il finale chiesano del pezzo di Federico, in quanto ritengo che sia sbagliato vedere nell’aggressività dell’imperialismo la risposta a tentativi più o meno incisivi di daneggiarlo. L’attacco all’Afghanistan era pianificato e l’attentato alle torri gemelli il classico casu belli. Come dire che la Prima guerra mondiale sia scoppiata per l’attentato di Sarajevo.

  5. Anche a me le tesi dei complottisti mi convincono poco, e ritengo la posizione di Pasquinelli “estremista” e per questo da rifiutare, ma, mi rendo anche conto, che analizzare quello che succede in quei “territori” con i nostri occhi, difficilmente ci porterà ad una analisi reale.

    Barnard dice che, quando si parla di terrorismo, lo si fa sempre guardando da una parte sola, con questo libro compie l’operazione opposta, andando a ritroso nel tempo per ricostruire tutti quei genocidi che hanno contraddistinto la politica estera delle grandi potenze nel “secolo breve”.

    La violenza araba è sempre riconosciuta come terrorismo, la nostra non lo è mai. Il libro, fa capire quanto odio fomentiamo. La storia contemporanea è piena di violenza usata dalle potenze occidentali contro popoli inermi e innocenti dietro scuse e falsificazioni della realtà. Chiedersi perchè Bin Laden è un terrorista e non lo siano Johnson o Ford o Henry Kissinger è una domanda che non ci si pone. Nascondendo il tutto all’opinione pubblica.
    Israele già da prima del 1948 ha praticato terrorismo pianificato, e poi, anche se può sembrare oltraggioso, ci sono eminenti ebrei che giudicano nazista l’operato dello Stato di Israele in Palestina.

    Un libro sicuramente interessante, che parte dal presupposto che bisogna conoscere la propria storia se si vuole sapere interpretare il presente e non essere sopraffatti dalla propaganda delle guerre giuste o umanitarie che siano.

Lascia un commento