Gli Stati Uniti contro il golpe in Ecuador (adesso che è fallito)

ott 6th, 2010 | Di | Categoria: Politica Internazionale

di Matteo Brumini

Cosa sia successo il 30 settembre scorso per le strade di Quito e dell’Ecuador credo sia oramai di dominio pubblico; la rivolta di settori della polizia contro i tagli a compensi straordinari e contro i privilegi delle forze di sicurezza, il presidente Correa ferito dai rivoltosi, il suo sequestro per 12 ore da parte delle medesime forze di polizia rivoltose nell’ospedale in cui si era recato per farsi medicare le ferite, il blitz dell’esercito per liberarlo e il popolo ecuadoriano sceso per le strade per difendere il suo presidente senza dimenticare l’appoggio al presidente da parte dell’Unasur (Unione degli stati sudamericani) e le parole del presidente boliviano Evo Morales : “Siamo disposti ad appoggiare in qualsiasi modo il processo rivoluzionario che sta vivendo l’Ecuador” e magari i morti ed i feriti. Tra le altre cose ci sarebbe anche la condanna del tentato golpe (che oggi la destra ecuadoriana cerca di sminuire a semplice rivolta di settori della polizia dimenticando o volendo far dimenticare l’appoggio dato durante le ore convulse del tentato golpe ai poliziotti rivoltosi) da parte degli Stati Uniti e del presidente Obama.

È interessante soffermarsi su quest’ultimo punto. Credo che tutti coloro che ora stanno leggendo queste righe, apprendendo quanto stava accadendo a Quito, abbiano pensato immediatamente (e in silenzio non volendo sembrare troppo complottisti) ad un secondo Honduras o semplicemente alla storica definizione di “giardino degli Stati Uniti” per il Sudamerica. Viene da chiedersi cosa ne pensino a giochi fatti gli ecuadoriani. Ebbene il 5 ottobre il Centro de Alerta para la Defensa de los Pueblos ha pubblicato un sondaggio prodotto dalla statunitense Asisa da cui si evince che per oltre il 50% degli ecuadoriani intervistati gli Stati Uniti hanno appoggiato il tentato golpe contro Correa.

A quanto pare se siamo complottisti perlomeno possiamo dire di essere in buona compagnia.

Di certo gli Stati Uniti non vedranno di buon occhio né la presenza dell’Ecuador dentro l’ALBA (Alleanza Bolivariana per le Americhe) né le relazioni con l’Iran né la politica energetica e petrolifera di Correa volta a riappropriarsi delle risorse del paese.

Fino a qui arrivano i ragionamenti e le ipotesi. Mancherebbero i fatti a comprovare tali ipotesi. In realtà per avere dei fatti basterebbe fare un salto indietro di due anni; nel 2008 difatti un rapporto ufficiale del Ministero della Difesa dell’Ecuador denunciava le infiltrazioni nella polizia nazionale degli Stati Uniti tramite l’ambasciata di questi ultimi. La crisi del 30 settembre è stata causata da parte della polizia nazionale.

Questa è solo la punta dell’iceberg.

Philip Agee è un ex ufficiale della Cia che in un recente libro si è soffermato a lungo sull’interferenza degli Stati Uniti nelle politiche degli stati sudamericani e tra questi si è soffermato anche sull’Ecuador.

Philip Agee spiega come per decenni l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) è stata usata come copertura della CIA per incanalare fondi verso organizzazioni non governative (ONG), sindacati e media.

Nel 1983 è arrivata la National Endowment for Democracy (NED), creata da una legge del Congresso degli Stati Uniti. La sua missione era quella di “promuovere la democrazia” nel mondo; un progetto avviato dal governo di Ronald Reagan e i suoi più stretti consiglieri tra cui Norman A. Bailey, poi assistente speciale del Presidente per gli Affari di Sicurezza Nazionale.

Il NED fu usato in Nicaragua per destabilizzare il governo sandinista e come la storia ha dimostrato, riuscì nel suo scopo. Dopo il suo successo in Nicaragua, la NED è diventata la principale agenzia di finanziamento e di consulenza per i movimenti della “società civile” per promuovere e lavorare per gli interessi americani. In Venezuela, la NED ha finanziato tutti i gruppi coinvolti nel colpo di Stato contro il presidente Chavez nell’aprile 2002 e ha continuato a finanziare l’opposizione da allora.

Se vi è un governo che non soddisfa l’ordine del giorno degli Stati Uniti, la NED è pronta per finanziarne la destabilizzazione.

Veniamo al caso specifico dell’Ecuador di Correa.

Gruppi coinvolti nel recente tentativo di colpo di Stato contro l’Ecuador hanno legami con la NED e USAID. Ma una connessione, in particolare, ha dimostrato l’operazione profonda che Washington aveva lanciato contro il governo di Rafael Correa.

Il 12 luglio 2005, il responsabile della comunicazione per lo sviluppo strategico, divisione di USAID in Ecuador, ha inviato una e-mail agli alti Rappresentanti di USAID a Quito, esprimendo preoccupazione per l’influenza del Venezuela di Chavez in Ecuador.

Proprio lo stesso anno fu fondata la Corporación Empresarial Indígena del Ecuador (CEIE)  , l’organizzazione responsabile per la “promozione locale e regionale dello sviluppo economico delle popolazioni indigene”. In Ecuador è ben noto che i voti del settore indigeno sono essenziali per governare efficacemente. I candidati che attirano le reti dei movimenti indigeni sono di solito i candidati vincitori alle elezioni in Ecuador; le elezioni in Ecuador erano previste per l’anno successivo.

La CEIE, realizzata con il finanziamento del NED e di USAID, è stata creata da Angel Medina, Mariano Curicama, Lourdes Tiban, Fernando Navarro e Raul Gangotena. È interessante notare che tra i tre “soci onorari” figura il nome di Norman Bailey, un agente dei servizi segreti americani ed esperto in operazioni clandestine.

Bailey è stato nell’esercito degli Stati Uniti dove si è specializzato in intelligenza strategica ed è stato un economista per la compagnia petrolifera Mobil Oil International.

Nel 1981, Bailey è stato nominato assistente speciale del presidente Ronald Reagan per gli Affari di Sicurezza Nazionale. Dal 1984, Bailey è stato consulente di vari enti governativi, aziende, banche, istituti finanziari e società multinazionali nei cinque continenti.

Nel 2006, l’allora direttore del National Intelligence degli Stati Uniti, John Negroponte, ha deciso di creare le missioni speciali di intelligence per la destabilizzazione di Venezuela e Cuba, tra i partecipanti a queste missioni compare anche il nome di Bailey

Torniamo alla CEIE. Questa ha stretti legami con i due principali movimenti indigeni in Ecuador e con i due movimenti di “sinistra” che maggiormente hanno criticato il governo Correa.

Analizziamo ora brevemente i curricula dei cinque fondatori della CEIE.

- Angel Medina è anche il fondatore e presidente della Fondazione Q’ellkaj, un’altra organizzazione finanziata da USAID e la NED per penetrare ed egemonizzare la grande comunità indiana in Ecuador.

- Fernando Navarro è Presidente della Federazione delle Camere di Commercio in Ecuador; anche la Federazione delle Camere di Commercio in Ecuador ha ricevuto un finanziamento dalla NED e USAID.

- Raul Gangotena è stato consulente della Banca Mondiale e ambasciatore dell’Ecuador negli Stati Uniti dal 2003-2005.

- Lourdes Tiban è stato Consulente del Consiglio politico dell’organizzazione fondatrice ECUARUNARI della CONAIE, che è il movimento politico indigeno ecuadoriano più forte.  I suoi  legami con la NED e USAID portano a pensare che abbiano influenzato il suo lavoro con la ECUARUNARI e CONAIE.

Tra il 2009 e il 2010 CONAIE è diventata una grande forza di opposizione al governo di Rafael Correa. Durante il colpo di Stato del 30 settembre CONAIE ha emesso un comunicato accusando il presidente Correa per la crisi politica nel paese. La sua controparte politica, PACHACUTIK, ha rilasciato un’altra dichiarazione a sostegno del colpo di stato e chiedendo le dimissioni immediate di Correa.

Se questo articolo fosse la sceneggiatura di un film giallo di solito a questo punto il colpevole comincerebbe a confessare.

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un commento
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  1. Articolo molto chiaro, complimenti anche per la mole di informazioni utili a capire la situazione!

    In giro si leggono molti resoconti generici ed evasivi che non vanno al cuore del problema, ovvero l’origine eterodiretta del tentato golpe.

    D’altra parte sembra chiaro che il copione si ripete immutato. Non più interventi pesanti ad alto coinvolgimento politico-militare come negli anni ’70, bensì sequenze di minacce, interventi di basso profilo, tentativi di destabilizzazioni, avvisi. Una tecnica che ha il duplice obiettivo di tentare il colpo basso finale (riuscito in Honduras) oppure (qualora vada male) di lanciare un monito.

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