L’istituzione totale

apr 18th, 2020 | Di | Categoria: Politica interna

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L’istituzione totale

 

PIOTR

1. Diversi miei amici indiani mi hanno più volte scritto per avere notizie sull’epidemia da coronavirus in Italia. Nella mia ultima risposta ho espresso la preoccupazione per l’esito neo-totalitario che questa crisi può avere, che è forse ancora più chiaro degli esiti economici e finanziari che per ora io non riesco ancora a mettere bene a fuoco.

La risposta di uno di essi mi ha particolarmente colpito. Devo subito dire una cosa: questo mio interlocutore indiano non è uno che girovaga su Internet alla ricerca di notizie stravaganti. E’ una persona di sinistra, è un pacifista, sostiene in modo militante il dialogo tra India e Pakistan, odia i fanatismi ed è persona intrinsecamente tollerante e riflessiva. In più è un ottimo matematico, è stato dean del Dipartimento di Matematica Pura di una prestigiosa università indiana, è razionale e non crede alle spiegazioni soprannaturali.

Ecco cosa mi ha scritto:

“Amico mio, tu dici di non credere alle teorie cospirazioniste. Va bene. Tuttavia io percepisco (I am feeling) che si stia in realtà preparando una grande cospirazione: a great conspiracy is brewing up”.

Attenzione alle parole, perché il mio corrispondente, è una persona molto istruita e meticolosa e non le usa a caso: “isbrewing up” significa “si sta preparando”, “sta fermentando”, “si sta apparecchiando”. Quindi il mio amico non sostiene che il coronavirus sia frutto di una cospirazione (cosa indimostrabile oggi e che con molta probabilità non sarà mai possibile dimostrare e comunque è ininfluente per il discorso politico che dobbiamo fare), ma che la crisi del coronavirus permette una cospirazione.

Poi specifica cosa intende per “cospirazione”: “Mentre noi siamo confinati a casa si sta ordendo ogni misfatto: all misdeeds are being hatched”.

Qui il mio amico matematico si riferiva alla mia osservazione che qualsiasi cosa il Potere decida di fare in questo momento (e stanno succedendo cose gravissime e pericolose, come vedremo) noi non possiamo riunirci per organizzare e non possiamo unirci per protestare. Non possiamo fare nulla.

Il lock-down è totalmente asimmetrico: la massa è sottoposta a una forma di arresti domiciliari, ma gli uomini del Potere non lo sono (uso il termine “Potere” come termine collettivo denotante quelli che prendono decisioni al riparo da ogni controllo democratico). L’asimmetria è giustificata dalla motivazione che “loro” stanno pensando a “noi”. La nazione è stata trasformata in un’istituzione totale, i sui cittadini sono stati praticamente ospedalizzati in massa e chi è stato in ospedale per un periodo di tempo abbastanza lungo, sa cosa significa psicologicamente una istituzione totale alla quale affidi la vita.

Ciò viene fatto, dunque, perché “loro” pensano a “noi”.

Che ciò sia in parte vero, per via del modus operandi e della logica del Potere del Territorio di cui abbiamo già parlato, non cambia il dato di fondo che la gestione di questa crisi sia non trasparente e strutturalmente antidemocratica: ogni dubbio, ogni domanda, ogni stima, ogni dato, studio, ipotesi non ortodossi vengono trattati come un attentato alla salute pubblica. Come minimo vengono additati al pubblico disprezzo, quando non colpiti da denunce e diffide che sono moralmente legittime in quanto “loro” pensano a “noi”.

E questo probabilmente è il punto più pernicioso: il Potere pensa al nostro bene e quindi non deve essere né contestato né tanto meno ostacolato. Stiamo ritornando mentalmente e politicamente all’assolutismo, stiamo ritornando indietro di secoli di progresso civile, giuridico e politico. Così come fino ad ora ci hanno detto che TINA, There Is Not Alternative, all’arricchimento dei ricchi e all’impoverimento dei poveri perché c’è la crisi economica (una crisi strana che sforna miliardari a getto continuo), allo stesso modo non c’è alternativa alla gestione della crisi sanitaria.

Tutto si replica.

 

2. Il concetto di “cospirazione” inteso nel senso di “premeditazione” non serve a spiegare quanto succede, perché stiamo vivendo in realtà un fenomeno che si è ripetuto spesso nella Storia ed è stato ampiamente analizzato.

Riguardo all’epoca che più ci riguarda da vicino, Marx stesso ha più volte ripetuto che le crisi fanno fare al capitalismo quei passi giganteschi che l’andamento normale delle cose non permette. E ciò, possiamo aggiungere, succede in quanto qualcuno sa governare le crisi, sa indirizzarle o sa come sfruttarne i venti.

Non lo ha detto solo Marx. Dopo di lui lo ha ribadito uno dei più grandi economisti del XX secolo, Joseph Schumpeter, con la sua teoria della distruzione creativa (schöpferische Zerstörung).

Ma per stare ancor più vicini alle cose nostre, lo stesso concetto è stato ripetuto, da par loro, da chi ci ha ficcati nella trappola dell’Euro. State a sentire:

«Sono sicuro che l’euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile, ma un bel giorno ci sarà una crisi e si creeranno i nuovi strumenti» (Romano Prodi sul Financial Times del 4 dicembre 2001).

«Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, crisi gravi, per fare passi avanti» (Mario Monti, il 22 febbraio 2001 al convegno “Finanza: comportamenti, regole istituzioni” presso l’università Luiss).

E che ci sia sempre stata una vocazione totalitaria è stato addirittura detto esplicitamente. Due per tutti: il primo è Tommaso Padoa-Schioppa:

«Fra i due poli del consenso popolare e della leadership di qualche governante, l’Europa si è fatta seguendo un metodo che si potrebbe definire col termine dispotismo illuminato» (Commentaire n° 87, 1999).

Il secondo è Helmuth Kohl:

«Sapevo che non avrei mai potuto vincere un referendum in Germania. Avremmo perso il referendum sull’introduzione dell’euro. Questo è abbastanza chiaro. Avrei perso sette a tre. Nel caso dell’euro sono stato come un dittatore» (The Telegraph, 9 aprile 2013).

Ma finiamo ancora col lucidissimo Mario Monti, perché sembra che descriva ciò che sta succedendo proprio adesso, in un modo impressionante:

«È chiaro che il potere politico – ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale – possono essere pronti a queste cessioni [di sovranità] solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle, perché c’è una crisi in atto visibile, conclamata».

Sembra il manifesto della crisi Covid-19. Non è sbalorditivo?

E infatti il grandissimo problema è che oggi le persone sono sottoposte a una pressione psicologica di stampo terroristico (nel senso proprio di “atta a infondere terrore”) che sta convincendo larghissimi strati della popolazione che il costo della disubbidienza a qualsiasi cosa che il Potere d’ora in poi imporrà con la motivazione della salute pubblica potrebbe essere altissimo. Ma non per via della repressione, ché quella è sfidabile, ma per via di un meccanismo biologico invisibile e quindi, come Alien, terrorizzante proprio perché sfugge alla vista, un mostro tuttavia che gli Eletti, e solo gli eletti, possono vedere e contrastare. Per quanto una crisi possa essere naturale – e bisogna vedere in quale misura un disastro naturale è “naturale” (anche il Vajont fu descritto come “disastro naturale”) – essa sempre si presta a un uso politico.

Non più repressione, quindi, ma autorepressione sociale: se io mi permetto di uscire dal coro posso essere visto in malo modo, rimproverato e redarguito anche dagli amici più intimi, anche dalle persone più care, che lo faranno per il loro ma anche per il mio “bene”. Vengo redarguito perché non dimostro senso di appartenenza alla collettività nazionale.

Questo, ovviamente, non vuol dire affatto che Mario Monti stia dietro a questo affare, ma solo, da una parte, che lui è una persona acuta e, dall’altra, che questi meccanismi sono noti e sono già stati utilizzati.

Qui però siamo al capolavoro, perché la vita, la salute, la sofferenza fisica (anche non necessariamente la nostra, ma quella dei nostri cari) è una leva ben maggiore dell’economia. E’ un capolavoro che supera l’immaginazione distopica di Orwell.

La logica del “dagli all’untore” viene legittimata senza fiatare, si interiorizza e poi si esplica tutti i giorni col terrore aggressivo verso il “runner” che passa accanto o verso il vicino di coda al supermercato che si è accostato di un passo. Guardate che viene istintivo ormai anche a chi in questo momento sta scrivendo questa denuncia. E’ veramente una sorta di invasione degli ultracorpi. Da essi nessuno sembra essere immune, anche se “asintomatico” come posso sembrarlo io.

Ripeto: stanno realizzando un capolavoro!

 

3. Per combattere il coronavirus la Nato si è ricompattata in una recente riunione online dei ministri degli esteri attorno al generale statunitense Tod D. Wolters il quale avrà «il ruolo di guida nel coordinamento del sostegno militare» alla lotta contro il “nemico invisibile”, essendo quelli visibili, come è stato ribadito nella riunione, il terrorismo e, nota bene, le campagne di disinformazione della Russia e della Cina.

Ma oggi nessuno può riunirsi per protestare e ricordare che il sostegno dell’impero americano e dei suoi vassalli al terrorismo jihadista è iniziato ai tempi della guerra in Afghanistan, è continuato con la guerra in Bosnia ed è divampato con quelle alla Libia, alla Siria e allo Yemen.

E in vista della Fase 2 ci si sta preparando affinché chi sostiene queste cose e altre verità scomode sia silenziato in quanto agente della disinformazione russa e cinese. Perché è chiaro che la lotta alla “disinformazione” proveniente da queste due potenze, avverrà in prevalenza all’interno degli stessi paesi Nato.

https://formiche.net/2020/04/nato-virus-di-maio-vertice/

https://it.insideover.com/politica/la-nato-scende-in-campo-contro-il-coronavirus.html

Il generale Wolters sarà quindi il nostro duce nella lotta contro il coronavirus. Questo generale davanti al Senato americano ha dichiarato ufficialmente di essere un “fan dell’uso flessibile del first strike [nucleare]” https://youtu.be/KUMqQFZNvcY

Un’ammissione di una gravità che ha pochi precedenti. E non si può andare in piazza a protestare e a chiedere al governo di smarcarsi da un’alleanza guidata da un pericoloso dottor Stranamore. No! Dobbiamo avere paura del coronavirus ma non di una guerra nucleare.

Ci si affida a chi si dichiara un “fan” dell’idea di far scoppiare una guerra che può portare alla fine dell’umanità proprio mentre mezza umanità viene confinata a casa con la paura di un virus. E’ formidabile!

 

4. In altri quadranti le minacce sono in stato più avanzato. E sempre si svolgono all’insegna della lotta al coronavirus o a qualche altra insidia alla salute e mentre le persone sono soggiogate psicologicamente e confinate a casa.

La Francia ha spedito verso la Guiana Francese una nave d’assalto di 200 metri per, state a sentire, portare aiuto contro il coronavirus ai francesi d’oltremare.

Ad oggi la Guiana Francese conta 83 casi e nessun decesso. Ammesso che abbia bisogno di 69 posti letto in ospedale, devono essere proprio quelli di una nave da guerra lunga 200 metri e con un ponte di volo di 5.000 metri quadrati? Evidentemente no, tenuto anche conto che su una nave gli spazi sono ristretti e quindi il rischio d’infezione si alza. Infatti il presidente Macron ha dichiarato che quella nave partiva per «una operazione militare senza precedenti» nel quadro della «guerra contro il coronavirus». Non importa a nessuno quanto idiota possa essere questa dichiarazione. Nessuno può fiatare.

La Gran Bretagna parallelamente sta inviando una nave da guerra verso, guarda un po’, la Guiana Britannica, li accanto. E gli Stati Uniti stanno inviando una flotta da guerra nel mar dei Caraibi. In mezzo a queste navi c’è il Venezuela. Paese di rilevanza politica e con la più grande riserva di petrolio del mondo. Ma nessuno è lì per quello, per carità. Infatti gli Statunitensi vanno fin laggiù “per combattere una guerra contro il narcotraffico” (quindi, in fondo, sempre per la salute pubblica). Per vincerla devono sconfiggere il boss di questo narcotraffico, che per puro caso è Nicolás Maduro, incidentalmente presidente democraticamente eletto del Venezuela stesso. Una narrazione che in quanto a spudoratezza surclassa persino quella penosa della provetta di Colin Powell.

Per far questo gli Stati Uniti tecnicamente non hanno bisogno di una nave francese e di una nave britannica. Ne hanno però bisogno politicamente. Viceversa, come in Siria, le due vecchie potenze coloniali europee vogliono dimostrare di essere della partita a fianco degli USA. In cambio avranno dei vantaggi. Ma chissà se gli USA non vorranno inventarsi un incidente del golfo del Tonchino bis ai danni di una nave europea così da zittire le critiche che possono alzarsi dal Vecchio Continente e rinforzare ancor più quella cortina di ferro tra Europa da una parte e Russia e Cina dall’altra che meticolosamente stanno costruendo dai tempi del golpe nazista a Kiev.

Fantapolitica? No! Assolutamente! Queste cose sono già avvenute e possono benissimo accadere di nuovo.

 

5. Tutto questo avviene mentre è in corso un esperimento di sterilizzazione cognitiva politica e sociale, di ibernazione collettiva dei neuroni e del senso critico.

Un esperimento che sarà condotto a intermittenza, dato che non si può confinare una nazione intera agli arresti domiciliari per un tempo indefinito e perché la pressione deve essere allentata a tratti. Questi intervalli di “libertà” saranno sfruttati per far credere che si sta tornando alla normalità democratica e sviare i sospetti.

In realtà già la famosa Fase 2 sarà caratterizzata dalla predisposizione di strumenti di censura e da una campagna dei media mainstream perché la censura venga accettata come “naturale”, come un ovvio strumento per la salvaguardia della salute pubblica. La parola d’ordine sarà: “Basta con le fake news!”. Ovvero, basta con quelle che una cricca di “esperti” ufficiali e “media seri” definirà “fake news”.

E’ già iniziato il fuoco mediatico preparatorio e sembra che per adesso si stia concentrando su due obiettivi: copertura alle operazioni dell’industria agro-biotecnologico-farmaceutica e di quella tele-digitale, i due pilastri della “ripresa” sul lato dell’industria e del commercio. In questa battaglia riemergeranno i temi delle vaccinazioni obbligatorie e dell’introduzione a tappe forzate del 5G.

I mammasantissima di quelle filiere saranno i nuovi déi dell’Olimpo e dell’Averno del Green Capitalism, il capitalismo 3.0, e saranno tutti sostenuti dal Ministero della Verità Scientifica.

Era da tempo che mi chiedevo da cosa sarebbe stato sostituito il vecchio capitalismo industriale ormai in profonda crisi ma che non riusciva a scrollarsi di dosso le sue callose e insudiciate origini: il carbone e l’acciaio.

Adesso lo so. E so anche, detto un’altra volta solo incidentalmente, che ciò farà riesplodere dopo quasi un secolo in cui era stata sostanzialmente sopita, la questione contadina. E in tutto il mondo.

L’alleanza tra quelle due superpotenze è già in atto e di quel che intendono fare dovremo per forza riparlare.

Per quanto succederà alla finanza l’unica difficoltà è capire quanto la crisi coronavirus abbia avvicinato il momento dello scoppio della mega bolla finanziaria che si è riformata dopo lo scoppio nel 2007 di quella dei subprime. Per formulare ipotesi bisognerà intanto vedere in che direzione si indirizza la vicenda europea.

Ad ogni modo il problema analitico non è il “se” ma il “quando” e in quale misura la nuova violentissima crisi finanziaria coinvolgerà anche la Cina.

https://www.sinistrainrete.info/  

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