Con la Russia di Putin e le Repubbliche popolari di Donestsk e Lugansk senza sé e senza ma

feb 22nd, 2022 | Di | Categoria: Resistenze
CON LA RUSSIA DI PUTIN E LE REPUBBLICHE POPOLARI DI DONESTSK E LUGANSK SENZA SÉ SENZA MA
Il 21 febbraio 2022 il Presidente della Federazione Russa, in presenza di Alexandr Anancenko delle ha firmato il riconoscimento dell’indipendenza e conseguenti accordi militari con le Repubbliche Popolari di Donestsk e Lugansk.
Il numero uno del Cremlino ha inoltre disposto l’invio di missioni di mantenimento della pace nelle due autoproclamate repubbliche, secondo quanto si legge in un decreto presidenziale che segue il riconoscimento delle due Repubbliche Popolari.
“In seguito alla richiesta del presidente della repubblica popolare di Luhansk al ministero della Difesa della Federazione Russa (…) si dispone l’invio delle delle Forze armate della Federazione Russa sul territorio della Repubblica popolare di Luhansk con funzioni di mantenimento della pace”, si legge nel decreto che recita una formula analoga per quanto concerne l’autoproclamata repubblica di Donetsk. Inoltre, il presidente ha incaricato il ministero degli Esteri russo di intrattenere colloqui con le autorità di Donetsk e Luhansk sull’instaurazione di relazioni diplomatiche, amicizia, cooperazione e assistenza reciproca. Nel decreto si riconoscono le due repubbliche di Donetsk e Luhansk come Stati sovrani e indipendenti.
“La protezione del confine di stato della repubblica popolare di Luhansk sarà effettuata tramite gli sforzi congiunti delle parti contraenti sulla base degli interessi della propria sicurezza, nonché della pace e della stabilità” recita l’articolo 3 dell’accordo di cooperazione con la repubblica di Luhansk. Un testo analogo è previsto per quanto concerne l’autoproclamata repubblica di Donetsk. Le bozze di trattati prevedono che le parti confermino e rispettino l’integrità e l’inviolabilità dei reciproci confini. Inoltre, la Federazione Russa adotterà misure efficaci per mantenere e far funzionare il sistema finanziario e bancario delle due entità.
L’intesa prevede inoltre la difesa congiunta da tutte le minacce alla pace e a eventuali tentativi di aggressione. Inoltre, gli accordi conferiscono alle parti il diritto di poter utilizzare le infrastrutture militari e le basi militari sul loro territorio da parte delle Forze armate. “Le parti contraenti lavoreranno a stretto contatto in termini di difesa della loro sovranità, integrità territoriale e sicurezza (…) e si consulteranno senza indugio ogni volta che, a parere di una delle parti contraenti, ci sarà una minaccia di attacco, al fine di garantire una difesa congiunta, mantenere la pace e la sicurezza reciproca”, afferma l’articolo 3 dell’accordo di cooperazione con la repubblica di Luhansk. Analoghe disposizioni si leggono anche nell’accordo con la repubblica di Donetsk
Un punto di non ritorno, un attraversamento del Rubicone, arrivato dopo gli ultimi otto anni di alte tensioni tra il Regime nazi-banderista ucraino appoggiato dagli Stati Uniti e Unione Europea da un lato e la Russia dall’altro.
Ma partiamo dalle origini dei rapporti tra Russia e Ucraina.
Quando Putin nel suo discorso dichiara che “l’Ucraina non è un paese, ma è parte della nostra storia e cultura russa”, non dice una forzatura o sminuisce l’Ucraina. Tutt’altro.
La cultura e civiltà russa nacque con il Rus di Kiev nell’ 880 e comprendeva l’Ucraina, la Russia Occidentale, Bielorussia, Polonia e le parti orientali delle attuali Repubbliche baltiche. La stessa lingua ucraina era nota come lingua piccolo russa, in quanto variante meridionale, come d’altronde è il bielorusso della lingua russa con la quale condivide la maggior parte del lessico.
L’Ucraina è da sempre parte integrante della Russia aveva dei confini con quest’ultima ma sempre amministrativi. Un po’ come il confine tra due diverse regioni italiane.
Con lo sfaldamento dell’ Unione Sovietica nel 1991 l’Ucraina dichiarò la propria l’indipendenza.
Il crollo dell’Unione Sovietica e l’indebolimento della Russia sotto Eltsin ha portato al sorgere di un mondo unipolare a guida statunitense. Il liberal capitalismo come unico sistema e gli Stati Uniti come unici “gendarmi” del mondo. Fukuyama sancì “la Fine della Storia”.
Ciò portò alla Guerra in Jugoslavia, ai bombardamenti dell’OTAN su Belgrado nel 1999 con la complicità della sinistra radicale italiana che votò a favore dei bombardamenti, e l’allargamento a Est dell’Alleanza Atlantica.
Con le adesioni nel 1999 di Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia, nel 2004 di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, nel 2009 di Albania e Croazia, nel 2017 del Montenegro e nel 2020 della Macedonia del Nord. Per non dimenticare l’appoggio e il riconoscimento degli Stati Uniti alla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kossovo dalla Serbia nel 2008 al fine di avere un altro territorio di basi statunitense e luogo di addestramento per i vari gruppi jihadisti che hanno la benevolenza della CIA e finalizzati a destabilizzare il Medio Oriente, vedi Libia e Siria.
Il sunto è che la vecchia area di influenza sovietica è stata riempita di missili e basi degli Stati Uniti. Ma quest’ultimi non si accontentano, vogliono anche l’Ucraina e accerchiare ancora di più la Russia.
Tornando infatti alle vicende ucraine, la politica e società ucraina per vent’anni è stata divisa tra chi voleva un inglobamento dell’Ucraina nell’Occidente e Unione Europea, vedasi la “Rivoluzione Arancione del 2004″ contro Janukovyc. Che come risultato portò a una convivenza tra il “filo-russo” Janukovyc che occupava lo scranno di Presidente della Repubblica e Juliya Tymoschenko che voleva un’Ucraina parte integrante dell’Occidente. Lo scontro ebbe il culmine nel 2010 con la vittoria alle Presidenziali di Janukovyc contro Tymoschenko. Ma l’ala occidentale non si arrese e nel dicembre del 2013 partì la rivolta nota come Euromaidan contro Janukovyc che terminò con la fuga e la vittoria dei rivoltosi, che avevano ricevuto appoggio politico e armi dall’Occidente, in particolar modo degli Stati Uniti. Tra i rivoltosi dell’Euromaidan, oltre ai vari movimenti che presero parte alla Rivoluzione Arancione del 2004 e settori minoritari anarchici, anche gruppi paramitari di estrema destra come Pravij Sektor ( “Settore Destro”) e il partito Svoboda.
Questi gruppi di estrema destra ucraini glorificano Stephan Bandera, il capo dei collaborazionisti ucraini con i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale come “Padre della Patria”. Visti gli attori protagonisti la conseguenza fu che il nascente regime ucraino da Maidan cominció un processo di revisionismo storico, glorificazione di Bandera e dei collaborazionisti filo nazisti ucraini e una persecuzione della cultura e lingua russa nell’Est del paese, nel cosiddetto Donbass.
Il Donbass è considerato il “cuore della cultura e lingua russa”, la maggioranza dei suoi abitanti parlano direttamente il russo e non l’ucraino, che come sopraccitato non è altro che una variante della lingua russa.
La maggioranza russofona delle regioni del Donetsk e Lugansk visto la pericolosa piega russofoba derivante dal nuovo regime di Kiev, dichiararono l’indipendenza e la nascita delle Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk.
La Federazione Russa rispose agli avvenimenti del febbraio 2014 con l’annessione, a seguito di un referendum con netta approvazione da parte degli abitanti, della Crimea, altra regione “russofona” che appartiene all’Ucraina solo dal 1954, quando al fine della celebrazione dei 300 anni di amicizia tra Russia e Ucraina, il Segretario Generale del PCUS, l’ucraino Nikita Krusciov, che diventerà famoso due anni dopo per il famigerato XX Congresso, le accuse a Stalin di crimini e la conseguente “destalinizzazione”, fece diventare la Crimea come Territorio appartenente alla Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina.
L’annessione russa della Crimea che non fu altro che un ritorno a casa e l’indipendenza delle Repubbliche Popolari nel Donbass non sono state riconosciute dall’Occidente che confermò il suo appoggio al nuovo governo di estrema destra e filo occidentale ucraino e una politica di sanzioni economiche contro la Russia.
Sanzioni economiche a cui ha preso parte anche l’Italia, allora guidata da Matteo Renzi, noto liberista e filo atlantista convinto, nonostante queste arreccassero danni all’Economia Italiana, stimati in 3 miliardi di euro persi ogni anno, pur di seguire le direttive di Washington.
A seguito del Colpo di Stato del Febbraio 2014 si aprì ufficialmente la caccia all’uomo nei confronti di tutti i comunisti, i sindacalisti, le persone di sinistra o quelle accusate di essere troppo vicine alla Russia.
E il 2 maggio 2014 avvenne la strage di Odessa.
Pravy Sektor e altre milizie paramilitari neonaziste assediarono la Casa dei Sindacati di Odessa. Decine di persone terrorizzate si barricarono dentro e come risposta i miliziani di estrema destra circondarono l’edificio e appiccarono il fuoco.
Decine di persone morirono bruciate vive.
I pochi che riuscirono a fuggire dall’incendio buttandosi dalla finestre furono sgozzati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo.
Alla fine del rogo i testimoni trovarono i corpi carbonizzati di almeno 42 persone, a cui vanno aggiunti i cadaveri delle donne seviziate e violentate, tra cui una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici, e delle persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio.
Quando i vigili del fuoco si avvicinarono all’area per poter intervenire, furono attaccati frontalmente dagli estremisti di destra che impedirono il loro intervento.
Nessun processo è stato mai intentato dal governo ucraino per quell’eccidio, anzi buona parte dei responsabili furono premiati e promossi a ruoli istituzionali e cariche governative.
Tutto ciò avvenuto con il silenzio e l’appoggio complice dell’Occidente e anche della sinistra liberale italiana, pronta a vedere fascismi da tutte le parti ma che accoglie calorosamente i capi dell’estrema destra ucraina, come fece Laura Boldrini, allora Presidente della Camera dei Deputati, con Parubij, Presidente del Parlamento ucraino.
Nonché uno dei fondatori del Partito Social-Nazionale di Ucraina, partito fascista e di estrema destra che si ispirava all’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, movimento che durante la Seconda Guerra Mondiale collaborò con gli occupanti nazisti in funzione anticomunista, che ha assunto nel 2004 il nome di Unione Pan-Ucraina “Libertà” (Svoboda).
“Abbiamo i nomi dei responsabili della strage di Odessa e faremo di tutto per catturarli”.
Una frase detta da Putin nella conferenza stampa di Putin di ieri che personalmente mi ha molto colpito.
Le tensioni internazionali tra Russia e Ucraina sembrava potessero risolversi con gli Accordi di Minsk del 5 Settembre 2014 raggiunto dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR), e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). Un accordo finalizzato a porre fine alla guerra dell’Ucraina orientale. Fu firmato dopo estesi colloqui a Minsk, la capitale della Bielorussia, sotto l’egida della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Succeduto a diversi tentativi precedenti di cessare i combattimenti nella regione di Donbass (Ucraina orientale), prevedeva un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l’impegno, da parte dell’Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk.
Tuttavia, nonostante abbia portato ad un’iniziale diminuzione delle ostilità, l’accordo non è stato rispettato e anzi in otto anni il Governo ucraino ha continuato a bombardare le case e le scuole del Donbass e a praticare discriminazioni verso i cittadini russofoni nelle aree del Donbass rimaste sotto il suo controllo.
Ma in questi otto anni per l’Occidente, i mezzi di informazione e la sinistra liberale occidentale, l’aggressore è stata ed è la Russia, che da otto anni viene accusata da Stati Uniti, Unione Europea e OTAN di aver occupato l’Ucraina e armato le Repubbliche Popolari.
Con una propaganda da parte dei mezzi di informazione, riguardo “l’invasione russa” si è fatta sempre più insistente.
Una propaganda che nelle ultime settimane ha raggiunto livelli nauseanti nei vari TG italiani con continue interviste ai vari capi dell’estrema destra ucraina spacciati come le “vittime” dell’ “aggressione russa”. Una propaganda la cui regia è chiara, quella del Governo degli Stati Uniti a guida democratica con Joe Biden. Democratici e Repubblicani sono lo stesso cane con diverso collare disse il Lìder Maximo Fidel Castro. A dividerli sono sul tema dei diritti civili, ma sono uguali a livello economico e in politica estera perseguono la politica imperialista. La differenza è che i repubblicani sono sinofobi, infatti sotto la Presidenza Trump la Cina era continuamente dipinta come “Nemico Numero Uno” mentre sotto la Presidenza dei Democratici è la Russia, tra l’altro accusata di “interferenze” nelle Elezioni Presidenziali del 2016 che portò la vittoria di Trump contro Killary ops Hillary Clinton.
Quindi questa propaganda serviva a preparare il terreno per l’aggressione del regime fantoccio di Kiev in Oriente contro le Repubbliche Popolari del Donbass e l’entrata dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica. In poche parole un palese e chiaro atto di guerra contro la sicurezza della Russia che assume lo stesso peso dell’invasione napoleonica e di quella nazista.
Putin per otto anni con molta pazienza ha cercato di giungere a una soluzione diplomatica soprattutto cercando di spaccare il fronte europeo, cercando di fare distaccare alcuni paesi, vedi Francia e Germania, dalla condotta statunitense. Ma costantando l’impossibilità di ciò e il voler perseguire una politica di aggressione verso la Russia, ieri dopo otto anni, ha firmato il riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk e conseguenti accordi militari di sostegno alle due repubbliche. Sia per proteggere i propri cittadini dai bombardamenti e aggressioni ucraine, la maggioranza dei cittadini del Donbass hanno acquisito cittadinanza russa e sia per proteggere l’intero popolo russo e lanciando un chiaro segnale all’Occidente. Il primo effetto è stata l’entrata dei Carri Armati nel Donbass. Tanto sanzioni economiche più dure sarebbero arrivate lo stesso anche se non avesse mosso un dito a favore del Donbass, quindi non ha più nulla da perdere.
In questo frangente storico tocca prendere una posizione chiara e netta, no i né e i né.
La Sinistra Occidentale, sia nella sua variante liberale, che quella “radicale” e anche quella “ortodossa” odia Putin e la prima si schiera direttamente con gli Stati Uniti e i secondi fanno né con Biden né con Putin.
La sinistra liberale e quella radicale taccia Putin di essere un “autocrate, dittatore, che viola i diritti umani, i diritti civili, persegue l’omosessualità” eccetera.
Gli “ortodossi” invece non hanno a simpatia il Presidente Russo perché non comunista, affermano che le diseguaglianze sociali in Russia sono enormi, che la Russia di oggi non è l’Unione Sovietica eccetera.
Invece sono del parere che i socialisti e i comunisti debbano sostenere la Federazione Russa, così come la Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica Islamica dell’Iran, Cuba, Bolivia, Venezuela, Vietnam, Siria, Laos, Nicaragua, Bielorussia e ogni governo socialista o non allineato. Perché la Russia esattamente come la Cina rappresenta un’argine contro l’arroganza, imperialismo ed espansionismo statunitense, e possono e non a caso sono il riferimento per tutti i popoli o governi che vogliono perseguire un proprio sviluppo economico, politico nazionale senza interferenze interne.
Sappiamo tutti che Putin non è comunista, che la Russia è un paese pieno di contraddizioni sociali, così come è arretrato dal punto di vista dei diritti civili. Ma rispetto agli Stati Uniti, Putin non pretende di voler imporre il proprio modello economico, culturale, politico ad altri paesi e popoli, ma avere semplicemente dei rapporti pari a pari secondo il principio della non interferenza negli affari interni. Che è un principio sacrosanto.
Nella vita privata di ciascuno di noi ognuno può stare a casa totalmente nudo o con il pigiamone, indossare polo o giacca e cravatta così come slip o boxer, essere etero, omosessuale, bisessuale eccetera. Ognuno ha il diritto di vivere la propria vita e avere le proprie abitudini come meglio crede. E questo vale anche quando si parla di popoli perché ad esempio io posso non condividere una certa cultura reazionaria, omofoba e ultimamente no vax presente nella società russa, figlia del retroterra culturale ortodosso. Ma al tempo stesso penso che ogni popolo, russi inclusi, debba vivere, come ciascuno di noi nelle nostre vite private, come meglio crede e stabilire il suo sistema economico, politico e la sua cultura.
Per concludere gli “ortodossi” criricano Putin per via che quest’ultimo ha attaccato Lenin in quanto quest’ultimo colpevole di aver creato l’Ucraina. Putin che poi è lo stesso che commemora la vittoria sul nazifascismo del 9 maggio 1945, rispolvera i ritratti di Lenin, Stalin e Zhukov, le divise e simboli sovietici, e il ruolo dell’Unione Sovietica, così come non nasconde i meriti dell’URSS. Ma essendo russo è normale che sia così, perché i russi hanno un rapporto differente con la propria storia. Nel pantheon di ogni russo ci stanno i personaggi che hanno scritto la storia della “Madre Patria Russia”: gli Zar come i capi sovietici, condottieri rossi e bianchi, strateghi militari imperiali e ufficiali dell’Armata Rossa, santi ortodossi e Jurij Gagarin che dallo spazio affermò di non vedere nessun Dio. Non ci deve piacere per forza e nessuno obbliga ad avere questa attitudine e fare lo stesso anche in Italia. La stessa cosa all’opposto.
Per ogni socialista, comunista, sincero anti-imperialista il nemico numero uno dei popoli e della sovranità nazionale sono gli Stati Uniti.
E quindi la scelta di campo geopolitica nella situazione odierna è chiara. Stare dalla parte della Russia di Putin.
Che insieme alla Cina Popolare, come sopraccitato rappresentano un argine all’espansionismo imperialista statunitense, un punto di riferimento per un Mondo Multipolare.
Un punto di riferimento per i popoli oppressi dall’imperialismo e da tutti i governi socialisti, comunisti e anti-imperialisti non allineati.
Esattamente come ieri fu l’Unione Sovietica, che nonostante le sue contraddizioni, come le ha la Russia odierna, è stata il punto di appoggio delle lotte di decolonizzazione in Africa, in Angola, Mozambico, Guinea-Bissau e della lotta anti-Apartheid in Sudafrica.
“Chi non sta da una parte o dall’altra della barricata, è la barricata.”
VLADIMIR LENIN
E io aggiungerei si presta a essere la “quinta colonna dell’ imperialismo”.
Andrè Siciliani
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