Calcio Moderno e Mondiali in Qatar 2022

nov 23rd, 2022 | Di | Categoria: Contributi

 

 

Calcio Moderno e Mondiali in Qatar 2022       

 

Domenica 20 novembre 2022 con Qatar-Ecuador si è dato il calcio di inizio al Campionato del Mondo di Calcio 2022. Visto il clima torrido dei mesi estivi del piccolo Emirato nella penisola araba, grande quanto l’Abruzzo, e la conseguente impossibilità di poter far giocare le partite tra il mese di giugno e il mese di luglio, per la prima volta nella storia il Mondiale si gioca tra autunno-inverno dell’emisfero boreale sconvolgendo il calendario dei campionati europei che vivono per la prima volta una lunga sosta tra novembre fino a gennaio. Un fatto questo che ha scatenato ampie polemiche nell’opinione pubblica calcistica europea, ma questa è solo una delle polemiche che accompagnano uno dei Mondiali più discussi di sempre, forse dietro ad Argentina 78’ in piena dittatura militare. L’assegnazione del Mondiale al Qatar vi è stata nel 2010 dove il piccolo paese ha battuto per 14 a 8 la concorrenza degli Stati Uniti. Ma l’assegnazione è stata accompagnata dall’ombra di corruzione. Il Presidente della Federazione Calcistica Qatariota di allora, Mohammad Bin Hammam, successivamente radiato dalla FIFA, ha consegnato tangenti di 50 milioni di euro tra i Presidenti di varie federazioni calcistiche internazionali affinché votassero la candidatura di Qatar 2022. Ciò non ha rappresentato il primo caso di corruzione all’interno della FIFA, è nota la storia che la Germania ha corrotto alcuni membri della FIFA per aggiudicarsi l’organizzazione del Mondiale del 2006 a scapito del Sudafrica (che poi ottenne l’assegnazione di quello del 2010), dove non ha caso ha vinto la gara contro il Sudafrica per 12 a 11 (con decisiva astensione del rappresentante della Nuova Zelanda). Ma il caso di corruzione da parte della Germania è passato sotto traccia per via che la Germania è una nazione dalla ricca tradizione calcistica e con la propria nazionale Campione del Mondo per ben 4 volte e sempre, salvo nelle edizioni del 1994, 1998 e 2018 tra le prime quattro.

 

Sul Qatar invece ha fatto maggior scalpore perché si parla di un paese che non ha nessuna tradizione calcistica, anche per via che solo il 12 % dei due milioni e mezzo di abitanti del piccolo emirato è di nazionalità qatariota e il resto degli abitanti sono tutti lavoratori immigrati, provenienti in particolar modo da India, Bangladesh, Nepal e Filippine che lavorano nelle costruzioni di resort, alberghi di lusso, grattacieli e isole artificiali destinate ai qatariani, una minoranza della popolazione, che però controlla tutte le ricchezze della nazione, oltre ai vari ricchi europei per le loro vacanze e per alcuni dei fuoriclasse delle principali squadre europee. Non è un caso che la politica della nazionale qatariana per anni è stata quella di naturalizzare diversi calciatori, in particolar modo africani, politica in vigore in parte ancora tutt’oggi con la differenza che i giovani africani “qatariani” crescono in Qatar per dare una parvenza di un vivaio locale.

Un mondiale assegnato esclusivamente per ragioni commerciali e di soldi, un po’ come USA 1994 dove il calcio negli Stati Uniti allora non era popolare come lo è oggi, sempre per soddisfare gli interessi economici delle televisioni private si giocarono partite a mezzogiorno con un caldo torrido, e frutto dei rapporti economici che vi sono tra la famiglia reale qatariota con le borghesie dei paesi europei. Basti pensare che i paesi europei hanno venduto all’Emirato numerosi velivoli e navi militari, l’Italia ha fatto la parte da leone vendendo mezza flotta militare, così come l’Emiro è padrone di tutti i grattacieli di Porta Nuova a Milano, i soldati del Qatar vengono ad addestrarsi nella base OTAN pugliese, e il Qatar Investiment Authority, il fondo sovrano sotto controllo dello Stato qatariota, abbia la proprietà dal 2012 del Paris Saint Germain, i cui acquisti dai prezzi folli e faraonici (basti pensare all’acquisto di Neymar e Mbappè rispettivamente per 223 e 180 milioni di euro), così come il miliardo speso dagli altri emiri degli Emirati Arabi per rinforzare il Manchester City hanno esageratamente inflazionato il calciomercato, il prezzo dei cartellini e gli ingaggi. Così come il piccolo stato che si affaccia sul Golfo Persico in politica estera è uno degli stati amici degli Stati Uniti e dei paesi europei, quindi tutta la polemica sui diritti civili e umani che si concentrano su stati non allineati come ad esempio l’Iran, non viene indirizzata dalla classe dirigente politica europea nei confronti del Qatar. Nonostante l’Emirato abbia una legislazione sull’omosessualità tra le più retrograde al mondo, dove è prevista persino la pena di morte e il rappresentante del Qatar abbia definito l’omosessualità come un “problema mentale”, le fustigazioni per chi consuma bevande alcoliche, così come le donne debbano obbligatoriamente indossare il burqa e la loro vita è totalmente in mano agli uomini della famiglia.                      Ma ad alimentare le polemiche per l’assegnazione dei Mondiali al Qatar, oltre alle posizioni retrograde sui diritti civili, vi è anche una Legislazione aberrante sul lavoro che coinvolge i lavoratori tale che vi è stata una gara tra le varie multinazionali per aggiudicarsi gli appalti della costruzione degli stadi. I lavoratori immigrati infatti vengono sottoposti alla Kafala, ossia una legge feudale, dove il datore di lavoro entra in possesso di tutti i documenti tra cui il passaporto dei lavoratori e questi non possono lasciare il Qatar senza autorizzazione per tutto il periodo del contratto così come non possono decidere di cambiare il lavoro. In poche parole un vero e proprio schiavismo, dove i lavoratori subiscono numerose violenze e lavorano in condizioni dove non esiste nessuna norma sulla sicurezza e ciò ha portato a un’ecatombe di circa 6000 morti. Da sempre le varie organizzazioni sindacali e le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato tutto ciò e da anni invitano al boicottaggio del Mondiale di Qatar 2022. Un boicottaggio che da motivazioni nobili ha assunto ultimamente delle connotazioni modaiole, infatti dopo un decennio di totale disinteresse da parte del mondo calcistico europeo e dell’opinione pubblica, che anzi hanno fatto giocare svariate finali di Supercoppa nazionale, tra cui le edizioni del 2014 e 2016 della Supercoppa italiana, ultimamente si è riscoperto che in Qatar i più elementari diritti civili vengono violati. E allora i riflettori si sono accesi sui diritti violati degli omosessuali, comunità LGBT e delle donne, con diversi capitani tra cui quello dell’Inghilterra, della Germania, della Danimarca, degli Stati Uniti, dell’Olanda che per protesta indosseranno la fascia dei colori arcobaleno così come sempre gli Stati Uniti avranno il proprio stemma con i colori arcobaleno. In poche parole le richieste di boicottaggio o di forte critica del Mondiale in Qatar riguardano esclusivamente i diritti civili violati e mettono in secondo piano i lavoratori schiavizzati e morti nella costruzione degli avveniristici stadi. Un appello di boicottaggio che oltre ad aver assunto connotazioni politicamente corrette sono anche ipocrite.                           Il Mondiale in Qatar, giocato per la prima volta tra novembre e dicembre, in un paese senza nessuna tradizione calcistica, ricchissimo economicamente e amico dell’Occidente ma al tempo stesso fortemente retrogrado in merito a diritti civili e diritti dei lavoratori, non è altro che l’ennesima espressione di come il calcio sia diventato totalmente schiavo, così come le Olimpiadi, degli interessi economici e commerciali da parte delle multinazionali e degli interessi geopolitici dell’Occidente.                                                                                                                                                                    Il calcio non è diventato improvvisamente schiavo delle multinazionali, televisioni private e in generale dei soldi solo ora, ma bensì lo è da trent’anni. Nei paesi occidentali in realtà i rapporti economici tra aziende e calcio vi sono sempre stati, ma in maniera molto meno invasiva, espressione del modello socialdemocratico vigente in tutta l’Europa Occidentale, vigente anche grazie alla presenza di un forte blocco socialista a est guidato dall’Unione Sovietica. I calciatori per quanto ben pagati non godevano di ingaggi faraonici come quelli odierni, così come il loro cartellino era in mano alle società e queste non spendevano cifre faraoniche sul calciomercato.                                                              Il primo a farlo è stato Berlusconi con il Milan riciclando il denaro di altre attività nell’acquisto dei vari Van Basten, Rijkaard, Papin, Lentini, pagato un’enormità, a cavallo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta. Il crollo del Muro di Berlino e dell’Unione Sovietica, il disfacimento della Jugoslavia nelle guerre dei Balcani e l’affermarsi del neoliberismo in tutta Europa, con la parziale eccezione della Francia, ha avuto delle conseguenze anche nel mondo del Calcio. Per soddisfare gli interessi economici delle televisioni private, l’UEFA ha cambiato il formato della vecchia Coppa dei Campioni dove partecipavano solo le squadre vincenti dei campionati nazionali più la detentrice in Champions League aprendo le porte alle prime due inizialmente, e poi alle prime quattro dei principali campionati europei quali quello italiano, inglese, spagnolo e tedesco. I vari campionati nazionali, le cui partite fino a quel momento, si sono sempre giocate solo di domenica alle 15 e in inverno alle 14.30, hanno invece cominciato a cambiare il calendario con l’introduzione iniziale degli anticipi delle 18 e 20.45 del sabato sera e del posticipo delle 20.45 della domenica sera e nell’ultimo decennio invece si è affermato il campionato spezzatino con un anticipo del venerdì sera, anticipi del sabato alle 15, 18 e 20.45, anticipo delle 12.30 della domenica, posticipi delle 18 e 20.45 della domenica sera e posticipi persino il lunedì sera alle 18.45 e 20.30 e solo tre partite, solitamente quelle “meno appetibili” la domenica pomeriggio alle 15, oltre i turni infrasettimanali. Il tutto per soddisfare gli interessi delle televisioni private che possono vendere il prodotto al tifoso-cliente “costretto”, per l’elevato costo dei biglietti a guardare in televisione le partite e non più allo stadio. Oltre all’avere cacciato, attraverso la repressione e norme liberticide come la “Tessera del tifoso” o ridotto al minimo con numerosi divieti, tra cui quello del tamburo e dei fumogeni gli ultras, i tifosi più legati alla squadra. solo le partite della squadra del cuore ma anche tutte le altre, il tutto pagando un abbonamento mensile prima a Sky e ora a Dazn.

A giocare un ruolo importante nella degenerazione verso il calcio moderno sono stati anche i vari Presidenti italiani come Berlusconi, Tanzi, Cragnotti che negli anni Novanta erano i paperoni non solo del calcio italiano ma anche del calcio europeo e con la loro fine sono stati sostituiti dai sopraccitati sceicchi del Qatar, che con i loro acquisti faraonici hanno pesantemente influenzato i prezzi dei cartellini e ingaggi dei calciatori, dalle multinazionali, proprietari o fondi di investimento statunitensi e dalla Red Bull che ha cancellato storia dell’Austria Salisburgo per trasformarlo, cambiando persino i colori sociali dal viola al bianco-rosso della multinazionale di bevande energetiche, in Red Bull Salisburgo, operazione ripetuta, seppur con una piccola squadra della quinta divisione dell’ex Germania Est per evitare le forti proteste dei tifosi visto ciò che era successo a Salisburgo per trasformarla in RasenBallsport Leipzig , nome stratagemma richiamante il marchio RB per aggirare le norme tedesche che vietano che una squadra porti il nome di una multinazionale scatenando l’ostilità della maggioranza delle tifoserie organizzate tedesche verso la squadra. Ostilità che le tifoserie tedesche concentrano anche contro l’Hoffenheim, una squadra il cui proprietario Dietmar Hopp, è un miliardario che ha ottenuto la deroga alla regola della Bundesliga che stabilisce di come il 51 % di un club non possa appartenere a una persona o un’azienda visto che in Germania si è legati al concetto di azionariato popolare, diventando anche lui il simbolo di un calcio artificiale, finto, dove sono i soldi a farla da padrone. Lo stesso ha fatto il RB Lipsia dove quel 51 % è un finto azionariato popolare formato da dirigenti della multinazionale Red Bull. In Italia altra squadra che ha suscitato le antipatie dei tifosi è il Sassuolo, in quanto squadra senza tradizione calcistica acquistata dalla Mapei del miliardario Squinzi che ha “rubato” lo stadio di Reggio Emilia alla Reggiana diventandone proprietario dell’impianto. Quindi seppur critico pesantemente l’assegnazione del Mondiale 2022 a un paese assolutista che viola i diritti dei lavoratori e diritti civili e che ha commesso e commette numerose nefandezze, affermare di boicottare il Mondiale è assolutamente ipocrita perché il Mondiale di Qatar 2022 non è altro che uno dei figli del malato calcio moderno che si è affermato in Europa negli ultimi 30 anni.

Quindi i Mondiali di Qatar 2022 me li vedrò così come ho sempre seguito il campionato italiano e le coppe europee per due ragioni:

la prima, è la passione per l’ultima religione umana, il Calcio: una religione che seppellirà tutti i suoi nemici: dall’ultimo polveroso campetto di periferia in cui due bande di ragazzini inseguono un pallone di pezza…

la seconda è la presenza di nazionali a me care, come il Brasile per le origini familiari, nonostante Neymar e molti calciatori brasiliani filo Bolsonaro, ma il Brasile è anche la patria di Lula, Socrates e di tanti compagni, l’Argentina per via che è la patria di Ernesto Che Guevara, Juan Domingo Peron, dei Kirchner ma soprattutto di D10S, il Senegal per la simpatia che mi ha sempre suscitato la nazionale senegalese e per Kalidou, la Serbia per un popolo fiero, irriducibile, bistrattato (come i napolitani e siciliani) e amico della Russia VERGOGNOSAMENTE ESCLUSA e di una nazionale da sempre ricca di talento tale da essere nota come il “Brasile dei Balcani, più la presenza di nazionali africane e sudamericane dove il calcio è ancora rimasto del popolo.

Il Calcio nonostante le nefandezze, è l’ultima “Religione Umana”: ed è un campo di battaglia.

Non lo diserto. Punto.

 Lillo Provenzano Turri

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