INCONTRO CON HISHAM BUSTANI

mar 6th, 2024 | Di | Categoria: Interviste

 

 

INCONTRO CON HISHAM BUSTANI

Giordania, Amman. In una sera di febbraio 2024 ho appuntamento con uno dei personaggi più autorevoli del panorama marxista giordano, Hisham Bustani, scrittore, medico ed attivista politico. Ci si vede in una caffetteria frequentata da molti giovani, arrivo un po’ in anticipo, ma subito dopo sopraggiunge Hisham, che mi riconosce e mi abbraccia come un fratello. L’accoglienza è calorosa e il senso dell’ospitalità araba mi fa sentire come a casa, anzi forse meglio, trovarsi poi, innanzi ad Hisham, che è uno dei più autorevoli attivisti giordani è un grande onore. Dopo aver ordinato del buon thè iniziamo il nostro colloquio, riguardante ovviamente la situazione nella Palestina occupata dall’invasore nazi sionista. Si entra subito nel vivo: lui quella stessa mattina era stato alla manifestazione poderosa al Ponte Re Hussein, uno dei valichi con la Palestina occupata, per chiedere la fine del sostegno del governo giordano all’occupante nazi sionista, io quella stessa mattina avevo partecipato ad una nutrita manifestazione del movimento giordano-palestinese al centro di Amman. Mi spiega subito che in Giordania si è creato un movimento dove comunisti ed islamisti si trovano spalla a spalla, a discapito dei vari partiti della “sinistra radicale” intenti a farsi la guerra fra di loro (paese che vai, ma la musica non cambia…).                    La situazione a Gaza viene descritta da Hisham come “difficile”, ma è chiaro che dietro quella semplice parola, vedendo anche il suo volto, il significato è una vera e propria mattanza. Il mio interlocutore afferma senza mezzi termini che i governi arabi parlano soltanto, ma sottobanco sono al fianco degli occupanti nazi sionisti, contro i loro stessi popoli: un esempio su tutti è il governo giordano, come ho già citato, che offre aiuti logistici. I partiti dell’estrema sinistra giordana, si combattono fra loro e il governo usa questa situazione per attuare il solito schema del “dividi et impera”.       La creazione del sopracitato “movimento unificato” (da comunisti fino ad arrivare agli islamisti) nasce con l’intento di essere, in Giordania, lo strumento per cercare di bloccare la colonizzazione dell’intera Palestina: nel mondo arabo sanno bene quale è il folle disegno nazi sionista, quello che vede la realizzazione di una grande entità sionista che andrebbe dal Nilo all’Eufrate! Ovviamente per il mio interlocutore è basilare la costituzione di questo tipo di “movimenti resistenti” in ogni paese arabo, ma ancora di più sarebbero fondamentali dei movimenti unitari popolari nei vari paesi europei per far pressione sui governi occidentali. Se il governo statunitense ed i governi europei cessassero di fornire appoggio politico, militare ed economico all’entità sionista, quest’ultima porrebbe fine alla guerra all’istante e vedrebbe finalmente anche la sua stessa fine! La guerra messa in atto dall’entità sionista contro la Striscia di Gaza, ma anche contro le varie città più ribelli della Cisgiordania, come Nablus e Jenin, non è mai stata un conflitto locale, ma ha da subito interessato molti paesi arabi del Medio Oriente: la Giordania ad esempio ad un alto tasso di disoccupazione e solo ad Amman si registra una degna vivibilità, mentre il resto del paese vive nella povertà. Con Hisham ci intendiamo al volo, ma sono curioso di sentire il suo parere riguardante la posizione di Hezbollah e lui non fa giri di parole e va dritto al punto. Hezbollah è un ottimo alleato per la Resistenza Palestinese, in quanto tiene gli occhi ben aperti sull’avanzamento della colonizzazione della Palestina e cerca di porre un freno agli attacchi a Gaza, cercando di impegnare l’invasore sionista nel nord della Palestina occupata. Secondo Hisham il nemico sionista punta, nonostante tutto, ad aprire un secondo fronte invadendo il Libano (dal quale è stato cacciato nel 2006 dalla Resistenza Islamica) per cercare di coinvolgere direttamente l’Iran, il quale fino ad ora si è tenuto intelligentemente in disparte. E’ chiaro per Hisham (ma anche per me) che se l’Iran dovesse intervenire direttamente a difesa del Libano, gli imperialisti a stelle e strisce ed i governi europei entrerebbero nel conflitto a supporto dei sionisti, e questo è il disegno di quest’ultimi (ma secondo me è anche il disegno del governo statunitense, dato che l’Iran è un alleato prezioso della Russia). Il discorso torna ad investire la Giordania, quando gli domando se le varie fazioni della Resistenza Palestinese sono tollerate nel paese o meno e la risposta non si fa attendere: la Giordania politicamente è un paese liberale a livello politico e super liberale (leggesi iper capitalista) a livello economico, pertanto non avvengono arresti alla luce del sole, in quanto poi i servizi segreti giordani (NdA: in combutta con quelli sionisti ed americani) svolgono il lavoro sporco infiltrandosi e minacciando i personaggi di spicco delle varie organizzazioni, fino ad arrivare a minacciare le famiglie degli stessi o a fargli perdere il lavoro. Questo perché il governo giordano sa bene che oltre 1 milione di palestinesi, che vivono in Giordania, metterebbero a repentaglio la stessa casa reale hascemita (io stesso quella stessa mattina sono stato testimone della massiccia presenza della polizia alla manifestazione avvenuta al centro di Amman). Da Hisham viene ribadito il concetto che tutte le manifestazioni in Giordania o in altri paesi arabi a supporto della Resistenza Palestinese valgono politicamente “zero”, al contrario valgono moltissimo tutte le manifestazioni che avvengono in occidente, in quanto, al di là del confronto militare in atto sul terreno, la vera partita politica si gioca in Europa, o comunque nei paesi del cosiddetto Occidente. A riguardo viene fuori l’azione legale intrapresa dal Sudafrica, che seppur in concreto non riuscirà a porre fine all’aggressione sionista, a livello mediatico è stato un atto che ha rotto tutti gli schemi: l’entità sionista è un regime colonizzatore e razzista, a nulla valgono le scusanti che nel passato sono stati vittime di persecuzioni. Hisham rimprovera ai vari movimenti europei di vedere due problemi: l’esistenza di uno stato “israeliano” e la questione palestinese, visti come distinti e separati! Il problema in verità è solo uno, la colonizzazione sionista iniziata ben prima del 1948!

Dopo oltre un’ora di conversazione, Hisham mi invita a seguirlo nell’underground di Amman, dove mi fa vedere che è massiccio il sostegno del popolo giordano alla causa palestinese, con tanto di boicottaggio attivo delle multinazionali che supportano l’entità sionista nelle varie attività commerciali: se per esempio in un locale c’era un distributore della Coca cola, questo è stato svuotato, le scritte coperte e riempito di bevande gassate locali. Adesivi e scritte a supporto della Resistenza Palestinese tappezzano molti muri di Amman, che la polizia copre continuamente, ma che puntuali riappaiono dopo pochi passi, (i giovani giordani e palestinesi sono molto attivi).                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              L’incontro termina mangiando qualche altro piatto tipico e nonostante siano passati circa 20 anni dal nostro primo incontro è come se non ci fossimo visti dal giorno prima, ci facciamo una foto ricordo e ci salutiamo fraternamente, augurandoci di rivederci presto, magari nella Palestina Libera!                                                                                                                               

Emanuele Fanesi, attivista internazionale ed esperto in geopolitica

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